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Morte Mattia Mingarelli, si va verso l’archiviazione. La sorella: “Non è caduto, è stato ucciso”

Si va verso l’archiviazione della morte di Mattia Mingarelli, il 30enne scomparso in Valmalenco il 7 dicembre del 2018 e poi ritrovato morto la vigilia di Natale nei pressi di un rifugio: il procuratore di Sondrio ha infatti fatto sapere che sono state battute tutte le piste che però non hanno dato risposte. La sorella della vittima invece chiede che venga fatta luce sulla morte del fratello.
A cura di Chiara Ammendola
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Mattia Mingarelli
Mattia Mingarelli

A un anno dalla morte, quella di Mattia Mingarelli resta una vicenda piena di ombre. Eppure, nonostante la mancanza di risposte, il procuratore di Sondrio sembra intenzionato a chiedere l'archiviazione per la morte del trentenne trovato senza vita in un bosco in Valmalenco. Nei prossimi giorni giungeranno gli esiti di alcuni esami effettuati su alcune tracce ematiche rinvenute su un accappatoio all'interno del rifugio dove Mattia ha trascorso le ultime ore di vita: "Se quell’esame non stravolgerà il quadro allora saremo in grado di prendere una decisione", ha spiegato il procuratore Claudio Gittardi.

La sorella Elisa ha chiesto che continuino le indagini

Solo pochi giorni fa la sorella di Mattia, Elisa, era tornata a parlare della morte del fratello chiedendo che fosse fatta luce su quanto accaduto nella notte tra il 7 e l'8 dicembre 2018 quando il trentenne, recatosi in Valmalenco, in compagnia del suo cane, era scomparso per poi essere ritrovato senza vita la vigilia di Natale ormai senza vita sotto il pilone di una seggiovia: "Siamo convinti non si sia trattato di una caduta accidentale", le parole della sorella che ha chiesto che le indagini non vengano fermate. Ma al momento sembra che la strada più probabile sia proprio quella dell'archiviazione: gli inquirenti sembrano aver battuto ogni posta senza trovare riscontro alcuno che possa far pensare a un omicidio o un evento diverso dall'incidente. Nessun tipo di esame è stato tralasciato: da quello autoptico sul corpo di Mingarelli alle verifiche su computer e telefonini, compreso quello che il proprietario del rifugio "Ai Barchi" aveva tenuto per sé.

Il proprietario del rifugio l'ultimo ad aver visto Mattia in vita

Era stato proprio lui, Giorgio Del Zoppo, a raccontare agli inquirenti di visto Mattia la sera della sua scomparsa: i due avevano consumato un aperitivo insieme proprio nel rifugio. Poi il 30enne si era allontanato forse per un passeggiata in compagnia del suo cane. L'animale era però rientrato in serata nella baita affittata da Mattia per alcuni giorni di vacanza senza il suo proprietario. Il cellulare di Mattia era stato individuato dal titolare del rifugio e consegnato ai carabinieri. Un altro telefonino, proprio quello del gestore del rifugio, era stato poi sequestrato nei giorni scorsi dai Ris (Reparto investigazioni scientifiche) di Parma assieme al pc dell'uomo, che ha sempre negato ogni suo possibile coinvolgimento nella morte di Mattia. Il corpo di Mattia era stato poi ritrovato la vigilia di Natale sotto un pilone della seggiovia dei Barchi, dopo due settimane di ricerche da parte di una imponente task force composta da carabinieri. Del Zoppo non è mai stato ufficialmente indagato, tanto che lo stesso procuratore aveva parlato subito dell’ipotesi di un malore fatale.

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