Morte di Giuseppe Uva: assolti in appello i carabinieri e i poliziotti imputati
Anche la Corte d'assise d'appello di Milano ha assolto i poliziotti e i carabinieri che erano a processo per la morte di Giuseppe Uva, l'operaio di Varese che nel 2008 morì in circostanze poco chiare dopo essere stato fermato dalle forze dell'ordine e sottoposto a un trattamento sanitario obbligatorio. Due carabinieri e sei poliziotti erano imputati per omicidio preterintenzionale e sequestro di persona: secondo i famigliari di Uva avevano causato la morte del loro parente picchiandolo durante la breve detenzione in caserma. Già in primo grado, davanti alla Corte d'assise di Varese, gli otto imputati erano però stati assolti "perché il fatto non sussiste". A quasi due anni di distanza da quella sentenza la Corte d'assise d'appello di Milano ha in sostanza confermato il verdetto di primo grado. Oggi, come allora, alla lettura della sentenza ci sono stati momenti di forte tensione in aula: se due anni fa la famiglia aveva gridato "maledetti" verso gli imputati, oggi la nipote di Giuseppe Uva, Angela, ha urlato in aula: "Dieci anni che infangano il nome dello zio".
La morte di Giuseppe Uva nel giugno del 2008
La tragica notte in cui il 43enne Giuseppe Uva perse la vita risale al 2008: tra il 13 e il 14 giugno l'operaio varesino e il suo amico Alberto Biggiogero (supertestimone al processo ritenuto però inattendibile e che, due giorni fa, è stato condannato a 14 anni per l'omicidio del padre), entrambi ubriachi, vennero fermati dalle forze dell'ordine mentre, per gioco, stavano spostando delle transenne nel centro di Varese. Entrambi vennero portati in caserma: da qui però Uva, dopo aver trascorso la notte in stato di fermo, venne trasportato all'ospedale di Circolo di Varese per un Tso. L'uomo morì il mattino seguente per un arresto cardiaco, che secondo quanto hanno stabilito i giudici non fu causato o agevolato in qualche modo dal comportamento delle forze dell'ordine. Al contrario, il sostituto procuratore generale Massimo Gaballo, che aveva portato il caso in appello dopo la sentenza di primo grado, aveva chiesto di condannare a 13 anni i due carabinieri e a 10 anni e mezzo i sei agenti, reputandoli colpevoli di condotte illecite che avevano portato al decesso di Uva.
La sorella di Uva stringe la mano in segno di sfida a uno degli imputati assolti
Sarà adesso necessario aspettare le motivazioni della sentenza per capire nel dettaglio su cosa i giudici abbiano basato la propria decisione, che lascia comunque strascichi polemici. Lucia Uva, la sorella dell'operaio morto da sempre impegnata nella ricerca della verità, dopo la sentenza ha stretto la mano in segno di sfida a uno degli imputati assolti, l'agente di polizia Pierfrancesco Colucci: "Avere la Procura generale alle nostre spalle è un fatto molto importate – ha poi detto Lucia Uva -, è stato un segnale per noi perché l’accusa non ha creduto nelle motivazioni degli imputati. Se l’ha pensato un Pg della Procura generale di Milano che quella notte è successo qualcosa ce ne dobbiamo fare tutti una ragione. Io sono già soddisfatta così, ho vinto, lo dico con tutto il cuore. Mi auguro che tutte le altre vittime dello Stato come noi continuino a combattere finché non ci sarà una giustizia, se non ci sarà in questo mondo aspettiamo quella divina". La sorella di Giuseppe ha poi annunciato l'intenzione di "andare avanti e fare ricorso anche in Cassazione, perché, avendo la Procura generale dalla nostra parte, non ci fermeremo".
D'altro canto, il legale di uno degli imputati assolti, Luigi Marsico, ha commentato: "È stato dimostrato anche oggi che carabinieri e i poliziotti hanno fatto solamente il loro dovere. E questa è la cosa più importante. Quella sera – ha concluso l'avvocato – hanno fatto quel che dovevano fare". Oltre a Colucci, gli altri imputati che sono stati assolti sono i carabinieri Paolo Righetto e Stefano Dal Bosco e i poliziotti Gioacchino Rubino, Luigi Empirio, Francesco Barone Focarelli, Bruno Belisario e Vito Capuano.