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Monza, errori in sala parto da parte dei medici, bambino resta paralizzato: indagate 5 persone

Sono cinque i medici indagati con l’accusa di essere i responsabili della paralisi che ha colpito un bambino nato nel 2014 all’ospedale di Sesto San Giovanni, nel Milanese. Il piccolo, che oggi ha 4 anni, ha bisogno di assistenza continua ed è stato riconosciuto invalido al 100 per cento: i genitori chiedono un rimborso che possa assicurare le giuste cure al figlio.
A cura di Chiara Ammendola
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Ha quattro anno, è paralizzato, non parla e non può masticare, per questo e per tanti altri motivi dev'essere assistito quasi 24 ore al giorno. Un'invalidità, riconosciuta dallo Stato al 100%, che sarebbe stata causata dalle presunte "negligenza, imprudenza e imperizia" in sala parto al momento della nascita e dal "ritardo" del suo trasferimento, avvenuto solo due giorni dopo la nascita, in un reparto di patologia neonatale affinché ricevesse le cure più adeguate. Per questo a Monza è in corso in questi giorni il processo contro tre medici del reparto di ginecologia e ostetricia dell'ospedale di Sesto San Giovanni, un anestesista e un pediatra. L'accusa per loro è quella di aver procurato al piccolo al momento del parto lesioni gravissime e permanenti. Il cervello del piccolo sarebbe rimasto senza ossigeno per più di venti minuti, cosa, secondo quanto riportato dalla procura di Monza, di cui i medici non si sarebbero accorti, non provvedendo a optare per un taglio cesareo al momento del parto, ignorando la grave sofferenza fetale al momento del travaglio.

Il bambino, secondo quanto riferito dalla consulenza tecnica del pubblico ministero Vincenzio Fiorillo, titolare delle indagini, al momento della nascita avvenuta tramite ventosa "presentava colorito rosa pallido, assenza di respiro spontaneo, di tono muscolare e di reattività e fu assistito con semplice ventilazione". Una volta venuto alla luce infatti, non avendo compreso la sua sofferenze, non si era proceduto con l'"intubazione con respirazione assistita meccanicamente" e nemmeno era stato sottoposto "ad alcuna terapia atta a controbilanciare la situazione metabolica" del neonato. La famiglia del piccoli, italiana di origine egiziana, chiede un risarcimento adeguato da parte dell'ospedale tale da coprire le spese necessarie al figlio, visto che il padre ha perso il lavoro presso l'impreso di pulizia dove era assunto, a causa delle frequenti assenze per via dei ricoveri d'urgenza del figlioletto in ospedale, come riportato dal legale Alessandro Volpi. Ora sarà il giudice monzese Emanuele Mancini a doversi pronunciare in merito all'imputazione di cui sono accusati i 5 medici dell'ospedale e l'Ats Nord Milano come responsabile civile.

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