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Monza, detenuto muore in carcere per infarto. Il sindacato: “C’è emergenza salute tra le sbarre”

Un detenuto è morto nella serata di domenica all’interno del carcere di Monza: l’uomo, 50 anni, sarebbe stato ucciso da un infarto. A nulla sono valsi i soccorsi intervenuti tempestivamente. La notizia diffusa dal SAPPE, il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, ha riacceso i riflettori sulle condizioni di salute dei detenuti all’interno degli istituti penitenziari della Lombardia, spesso sovraffollati.
A cura di Chiara Ammendola
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Immagine di repertorio
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Sarebbe stato un infarto a uccidere il detenuto che domenica 10 novembre è morto all'interno del carcere di Monza. A darne notizia è il SAPPE, il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, che attraverso il segretario regionale della Lombardia Alfonso Greco, ha comunicato l'accaduto: "Nella serata di ieri, nel carcere di Monza, è morto un detenuto straniero di circa 50 anni per arresto cardiaco – si legge nella nota – dopo un primo soccorso in istituito è stato trasportato d’urgenza in ospedale ove è poi deceduto. Il pur tempestivo intervento dei nostri Agenti di Polizia Penitenziaria di servizio non ha purtroppo impedito la morte del detenuto".

Lombardia la regione col maggior numero di detenuti

Un decesso che ha acceso nuovamente i riflettori sulle condizioni di salute dei detenuti all'interno degli istituti penitenziari italiani e della Lombardia e anche sul numero dei detenuti stessi, nella maggior parte dei casi al di sopra dei limiti consentiti: "In Lombardia vi sono 18 istituti penitenziari sui 190 nazionali. La capienza regolamentare regionale stabilita per decreto dal ministero della Giustizia sarebbe di 6.199 detenuti, ma l’ultimo censimento ufficiale ha contato 8.618 reclusi, che ha confermato come la Lombardia sia la regione d’Italia con il maggior numero di detenuti – spiega il segretario regionale Greco – la regione Lombardia presenta una caratteristica: qui la salute penitenziaria resta in carico alle Aziende Ospedaliere, mentre nelle altre ragioni italiane è gestita dalle ASL".

Le carceri sono moderni lazzaretti

Sulla questione è intervenuto anche Donato Capece, segretario generale SAPPE che ha definito allarmante la situazione sanitaria delle carceri che somigliano sempre più a "moderni lazzaretti di manzoniana memoria". E poi cita i dati del rapporto "Salute mentale e assistenza psichiatrica in carcere” del Comitato Nazionale per la Bioetica, che ha evidenziato come tra le tipologie di disturbo prevalenti sul totale dei detenuti presenti, ci sono la dipendenza da sostanze psicoattive, nella maggior parte dei casi, disturbi nevrotici e reazioni di adattamento e disturbi alcol correlati. Presenti in numero inferiore invece i disturbi affettivi psicotici, i disturbi della personalità e del comportamento e i disturbi depressivi non psicotici.

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