Militari accoltellati in stazione a Milano, chiesti 10 anni per Hosni. L’avvocato: “Violentato in carcere”
Dieci anni di carcere, per via del riconoscimento di un vizio parziale di mente che non gli ha impedito però di andare a giudizio. Questa è la richiesta che il pubblico ministero di Milano, Maura Ripamonti, ha fatto per Ismail Tommaso Hosni, il 21enne italo-tunisino che lo scorso maggio accoltellò due militari e un agente della Polfer alla stazione Centrale di Milano. Un'aggressione che fece piombare Milano nell'incubo terrorismo e che di fatto ha portato a un'altra indagine parallela per terrorismo internazionale, che potrebbe però essere destinata all'archiviazione: su Facebook il ragazzo aveva pubblicato dei video inneggianti all'Isis ma evidentemente non erano segno di una sua effettiva radicalizzazione.
La difesa chiede l'assoluzione: Incapace di intendere e di volere
Nel processo per tentato omicidio in cui il 21enne è imputato la difesa ha chiesto invece che il ragazzo venga assolto per incapacità totale di intendere e di volere al momento del fatto. L'avvocato Giusi Regina ha inoltre rivelato che il suo assistito nelle scorse settimane è stato violentato da altri detenuti nel carcere di San Vittore, dove si trova al momento, chiedendo quindi al giudice che venga scarcerato e vada in una comunità terapeutica per essere curato.
La sentenza il 2 marzo
L'episodio per cui Hosni è a processo avvenne lo scorso 18 maggio nel mezzanino della stazione Centrale. Hosni aggredì i militari e l'agente della Polfer con due coltelli che aveva rubato: "Ho rubato quei due coltelli perché in stazione c’erano delle persone che volevano farmi del male, per difendermi – aveva detto il ragazzo subito dopo l'aggressione, ripresa dalle telecamere – ricordo che ero in stazione ma non ricordo nulla dell’aggressione, quando mi sono svegliato avevo il sangue sulle mani. Quel giorno avevo assunto cocaina". Secondo una perizia, disposta dal giudice nei mesi scorsi su richiesta dell’avvocato Regina, la capacità di intendere e di volere del giovane era effettivamente "grandemente scemata al momento del fatto", ma l’imputato, sottoposto a una terapia farmacologica in carcere e seguito da uno psichiatra, è stato ritenuto "capace di stare in giudizio", cioè di affrontare il processo. La richiesta del pm riconosce il vizio parziale di mente, ma lo ritiene equivalente rispetto alle aggravanti a lui contestate nelle imputazioni. La sentenza del giudice per l'udienza preliminare ROberta Nunnari è attesa per il prossimo 2 marzo.