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Militare e poliziotto accoltellati a Milano: polemiche tra Sala e Maroni sulla marcia per i migranti

Dopo l’accoltellamento di due militari e un poliziotto alla stazione Centrale di Milano, il governatore lombardo Maroni chiede di annullare la marcia pro migranti in programma domani. Sala replica: ” un criminale italiano, non strumentalizzare”. Proseguono intanto le indagini sull’aggressore, un 20enne nato in Italia da papà tunisino e mamma italiana. Non era nelle liste dell’antiterrorismo, ma aveva postato un video inneggiante all’Isis.
A cura di Francesco Loiacono
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Questore, prefetto e sindaco di Milano hanno fatto visita questa mattina al militare e al poliziotto ricoverati in ospedale dopo essere stati accoltellati ieri sera all'interno della stazione Centrale di Milano. Marcello Cardona, Luciana Lamorgese e Beppe Sala si sono recati agli ospedali Fatebenefratelli e Sacco, dove l'agente della polizia ferroviaria e il giovane militare sono stati portati ieri in codice giallo: il primo per una ferita da taglio al braccio, il secondo per ferite al collo, all'avambraccio destro e ai due fianchi. Le condizioni dei due non sono preoccupanti, come era già sembrato anche ieri sera subito dopo l'episodio. Anche un terzo militare, un caporale maggiore scelto di 34 anni, è rimasto ferito nell'aggressione: quest'ultimo è stato però dimesso con una prognosi di sette giorni dopo essere stato medicato.

L'aggressore viene da una famiglia problematica

Il responsabile dell'accoltellamento è un ragazzo italiano di 20 anni, nato nel nostro Paese da mamma italiana e papà tunisino. Il giovane proviene da una famiglia problematica: come riporta il "Corriere della sera" il papà ha precedenti per stupro, danneggiamenti e furto, mentre la madre è stata per 7 anni in prigione (è uscita nel 2007) per violenza privata, maltrattamenti e atti sessuali con minori. Da qui, forse, si capisce anche perché il ragazzo da parecchie settimane non tornasse a casa: era uno dei frequentatori abituali della stazione Centrale di Milano.

Il 20enne non era nelle liste dell'antiterrorismo, ma negli ultimi periodi era cambiato

La storia personale del 20enne parla di precedenti per spaccio di droga, interruzione di pubblico servizio e uso di distintivi falsi. Non era inserito nelle liste dell'antiterrorismo, anche se, da quanto riporta il "Corriere", secondo gli agenti che ogni giorno pattugliano la stazione – e che lo conoscevano da tempo – nell'ultimo periodo stava dando qualche segnale di possibile radicalizzazione: anche per questo, forse, si era fatto crescere la barba. Dalle indagini condotte anche dal pool antiterrorismo è però emerso che lo scorso settembre il ragazzo aveva pubblicato sulla propria pagina Facebook un video inneggiante all'Isis.

La dinamica dell'aggressione, avvenuta in un mezzanino della stazione vicino al bar Segafredo, sembra ormai chiara, anche se sono ancora in corso le indagini e gli accertamenti coordinati dal questore a cura della Squadra mobile, della Digos e della Polfer, con l'aiuto della polizia scientifica e delle volanti. Alla richiesta di un controllo dei documenti da parte dei militari il 20enne ha estratto dalle tasche due coltelli da cucina con manici in plastica, con i quali ha ferito i militari e il poliziotto. I tre sono poi comunque riusciti a bloccarlo, consegnandolo a una pattuglia della Polfer. Il 20enne non aveva con sé droga: non si sa se fosse sotto effetto di stupefacenti, ma quando è stato arrestato avrebbe finto un malore. Gli accertamenti medici successivi al suo arresto hanno infatti escluso qualsiasi problema. Il 20enne, accusato al momento di tentato omicidio, è in carcere a San Vittore. Oggi o domani si terrà l'interrogatorio di garanzia.

Maroni: "Annullare la marcia per i profughi di sabato"

L'aggressione di ieri sera ha naturalmente riacceso le polemiche e il dibattito su due temi caldi come immigrazione e accoglienza dei migranti. Il tutto nonostante, come già evidenziato, l'aggressore sia un italiano nato nel nostro Paese. L'accoltellamento è però arrivato esattamente nel mezzo di due eventi importanti: da un lato la firma in prefettura, alla presenza del ministro dell'Interno Marco Minniti, di un patto per l'accoglienza di 5.065 profughi in 76 comuni dell'hinterland di Milano. Dall'altro la marcia "Insieme senza muri", una manifestazione a favore dell'accoglienza che si terrà domani, sabato 20 maggio, a Milano.

Proprio quest'ultima è finita nel mirino del governatore Maroni, che ne chiede la cancellazione: "A fronte di questo episodio chiedo che la marcia prevista per sabato venga annullata, per rispetto al militare e al poliziotto ferito mentre stavano compiendo il loro dovere", ha scritto ieri Maroni in una nota.

Sala: "È un criminale italiano, domani guiderò la marcia"

La replica di Sala non si è fatta attendere: "Analizziamo con lucidità cosa è successo ieri sera – ha scritto su Facebook -. Il criminale che ha accoltellato gli uomini delle forze dell'ordine è figlio di madre italiana e di padre nordafricano ed è italiano a tutti gli effetti. Ciononostante a qualcuno fa comodo buttare questo atto criminoso sul conto dei migranti. Sono certamente consapevole del fatto che la sicurezza è un elemento fondamentale nella vita di una città metropolitana come la nostra – ha proseguito Sala -. Su questo non arretreremo mai di un solo passo e ringrazio le forze dell'ordine per l'enorme lavoro che stanno facendo. Resto comunque convinto che l'accoglienza sia un dovere della nostra città e di chiunque possa alleviare le sofferenze di chi è in difficoltà serie e chiede aiuto. Per questo confermo che domani guiderò la marcia "Insieme senza muri", per una Milano sicura e accogliente. Invito tutti a una presenza pacifica che aiuti la riflessione su una tematica così rilevante". In conclusione una frecciata a Maroni: "Infine, vedo alcuni che chiedono l'annullamento della marcia e ripenso a quanti erano in coda per rubare un selfie con il Papa nel corso della sua visita a Milano, salvo dimenticarsi all'istante l'insegnamento del Santo Padre. Forse un po' di coerenza non guasterebbe".

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