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Milano, vedova con cinque figli sfrattata e senza casa popolare: “Vivo sulle panchine del parco”

Vedova e madre di cinque figli, sfrattata perché da sola non riusciva più a pagare l’affitto, Amina vive con la sua famiglia arrangiandosi tra dormitori, parchi pubblici e soluzioni provvisorie. La sua richiesta di emergenza per una casa popolare è stata giudicata “improcedibile” perché a Milano, nella città più ricca e avanzata d’Italia, gli alloggi non bastano per fare fronte alle 25mila domande di famiglie bisognose. La storia di Amina e dei suoi figli è stata raccontata in un documentario realizzato dal Laboratorio di quartiere Giambellino Lorenteggio con Comunità nuova e Sicet, con la partecipazione di quattro ragazzi quartiere.
A cura di Simone Gorla
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Amina ha perso suo marito tre anni fa. È madre di cinque figli, il più grande ha 20 anni, gli altri ne hanno 16, 14 e 12. La più piccola ha solo 4 anni. Da quando è rimasta vedova non è più riuscita a pagare l'affitto ed è stata sfrattata. Da mesi non ha una casa e si è arrangiata come poteva, con soluzioni provvisorie, trascorrendo le giornata nei parchi cittadini o a casa di amiche, mentre i suoi figli erano a scuola. Di sera tutta la famiglia trovava rifugio in un dormitorio pubblico, che deve lasciare ogni mattina alle 7. Accade a Milano, la città più ricca e avanzata d'Italia, dove i prezzi degli affitti crescono ogni mese, ma gli alloggi popolari non bastano per rispondere ai bisogni. Da pochi giorni è stato trovato un alloggio temporaneo, una soluzione "tampone" per non lasciare la famiglia all'aria aperta.

La sua storia è stata raccontata in un documentario realizzato dal Laboratorio di quartiere Giambellino Lorenteggio con Comunità nuova e Sicet, con la partecipazione di quattro ragazzi quartiere, Ahmed Malis, Edoardo Re, Nirmed Shenishen e Francesco Lovari. Quello di Amina non è un caso isolato. Nelle stesse condizioni si trovano molte altre persone in difficoltà economiche che non riescono a pagare un affitto e non possono ottenere la casa popolare perché, nella ricca Milano, ci sono 25 mila famiglie in lista per un alloggio e migliaia di domande di emergenza ancora senza risposta.

La storia di Amina, vedova con 5 figli in attesa di casa popolare

"Dopo la morte di mio marito tre anni fa, ho pagato ancora sei mesi di affitto. Sola e senza nessun aiuto, ho finito i soldi e ho smesso di pagare. È arrivato lo sfratto e l'8 luglio di quest'anno sono dovuta uscire di casa", racconta Amina. "Le assistenti sociali mi hanno aiutato a stare 22 giorni in un albergo con un contributo del Comune di Milano. Quando sono finiti i giorni il proprietario dell'albergo mi ha cacciato fuori. In questi giorni passo tutto il tempo al parco. I bambini vanno a scuola dal mattino fino alle 16.30, mentre io resto in strada".

Lo sfratto e l'inizio del calvario

Per la donna e la sua famiglia è un calvario che dura da mesi. "Sono andata in via Larga agli uffici comunali, mi hanno mandato con i miei figli in un dormitorio dove ero costretta a uscire alle 7 del mattino e potevo tornare solo di sera. Mi hanno dato una stanza dove chiunque può aprire la porta ed entrare. Sono da sola con tre bambini minorenni. Per poter essere ospitata faccio due ore di pulizia in questo posto, la mattina dalle 8 alle 10. Per molti giorni non ho potuto portare mia figlia alla scuola materna perché dovevo prima finire di lavorare. Per fortuna per tutta la settimana c'è la scuola e i bambini sono occupati. Ma il sabato e la domenica passiamo tutta la giornata nei parchi, al McDonald's o al pronto soccorso, dove posso dormire – racconta Amina – Qualche volta vado a casa di un'amica di giorno, ma verso le 16.30 arriva la sua famiglia e io devo andare via".

La sua richiesta è "improcedibile"

Trovare una casa in affitto, a Milano, con i prezzi sul mercato immobiliare in costante crescita, per una donna sola con cinque figli e senza lavoro è un'impresa di fatto impossibile. "Con i 500 euro al mese della pensione di mio marito non ho potuto affittare una casa. Nessuno a Milano è disposto ad affittare. E non posso avere una casa popolare. Questa è la mia situazione da quando è morto mio marito". Amina ha presentato una richiesta di assegnazione di una casa popolare, ha presentato anche una domanda d'emergenza. "Mi avevano detto che c'era una casa, ma quando sono stata convocata per firmare ho scoperto che la domanda era stata bloccata. Hanno bloccato tutto e nessuno mi ha dato delle spiegazioni. Non capisco perché io che sono una vedova con cinque figli, non ho mai fatto nulla di illegale, sono rimasta senza una casa da sei mesi". Il Comune ha risposto che la richiesta è "improcedibile", non c'è una casa assegnabile. Dal 25 novembre la famiglia è stata accolta per tre mesi in una casa in condivisione con altre famiglie, gestita da una cooperativa sociale per conto dei Servizi Sociali del Comune di Milano. Deve versare una cauzione di 300 euro e un affitto mensile di 100.

Migliaia di domande di emergenza non esaminate

Sono 2.845 gli sfratti eseguiti nel 2018, altri 19.430 restano in attesa di esecuzione da parte della forza pubblica, oltre 25 mila richieste di casa popolare e delle migliaia domande di emergenza non esaminate. Una situazione a fronte della quale "non ci sono né da parte del Comune né tantomeno da parte della Regione Lombardia risposte politiche efficaci", denunciano i sindacati che oggi sono scesi in piazza per un presidio davanti a Palazzo Marino. "Al contrario la nuova legge regionale e la sua applicazione da parte del Comune di Milano andranno a peggiorare la situazione". Per questo Cgil, Cisl, Uil e i sindacati inquilini Sunia, Sicet, Uniat e Conia chiedono "l'esame di tutte le domande di assegnazione in deroga presentate e non ancora esaminate, un sistema efficace e trasparente di accoglienza che non lasci le famiglie sulla strada al momento dello sfratto, l' aumento dell'offerta di case popolari e la modifica della Legge regionale 16/2016, reintroducendo la graduatoria unica e le assegnazioni per emergenza".

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