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Milano, tra gli abusivi delle case popolari del Comune sei dipendenti delle mense comunali

Tra i circa mille abusivi che occupano le case popolari di proprietà del Comune di Milano ci sono anche sei dipendenti di cooperative legate a Milano ristorazione, azienda comunale che gestisce le mense scolastiche. Solo uno di questi è stato sgomberato. La situazione emergerebbe da due denunce contro il Comune sulla gestione degli alloggi e la programmazione degli sgomberi: Palazzo Marino è accusato di aver pilotato le procedure secondo criteri “politici” e non tecnici.
A cura di Francesco Loiacono
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Esterno delle Case Bianche a Milano.
Esterno delle Case Bianche a Milano, alloggi popolari alla periferia della città 

Occupano abusivamente le case popolari del Comune di Milano. Ma, al tempo stesso, sono dipendenti di cooperative legate a Milano Ristorazione, l'azienda comunale che gestisce le mense scolastiche della città. La situazione paradossale di sei inquilini abusivi è raccontata dal "Corriere della sera", che in un articolo a firma di Gianni Santucci cerca di fare luce sulla gestione degli alloggi e sul meccanismo di programmazione degli sgomberi. Vicende sulle quali ci sarebbero due denunce contro Palazzo Marino, presentate da appartenenti ed ex appartenenti alla polizia locale, come l'ex capo dei vigili Antonio Barbato. L'accusa, che ha poi fatto emergere la particolare posizione di alcuni inquilini abusivi, è che il Comune abbia alterato le procedure per gli sgomberi che erano state concordate insieme alla prefettura nel famoso e contestato piano operativo del novembre 2014, in un periodo in cui le tensioni legate all'emergenza abitativa erano molto forti. Il Comune, secondo la denuncia, avrebbe pilotato gli sgomberi secondo criteri non tecnici ma "politici", dopo essersi confrontato anche con i comitati degli inquilini di zona sui nomi "da salvare" eliminandoli dalle liste e su quelli da inserire come prioritari per gli sgomberi.

Il Comune, nello specifico l'ex assessore alla Sicurezza (e ora in Regione) Carmela Rozza, che con il suo assessorato avrebbe accentrato su di sé la questione degli sgomberi, rivendica l'efficacia del confronto con i comitati di inquilini: "Il problema, semmai, è il contrario: le istituzioni ascoltano troppo poco i cittadini, e dunque noi abbiamo cercato di ascoltarli il più possibile, di riceverli sempre – afferma la Rozza al Corriere – I cittadini sono stati semplicemente una fonte in più, per comprendere i problemi delle case popolari, e tutte le segnalazioni sono state poi gestite e vagliate dalla polizia locale e da Mm. Secondo una chiara direttiva: allontanare, come priorità, gli abusivi che delinquono, minacciano e prevaricano". In attesa che la giustizia faccia il suo corso, dal profilo dei circa mille inquilini abusivi che occupano le 28mila case popolari di proprietà di Palazzo Marino, dunque quelle gestite dal 2015 da Mm (a Milano ci sono poi altri alloggi popolari gestiti dall'Aler, azienda della Regione Lombardia), sono emerse le particolari posizioni di sette inquilini: sei, come detto, risultano dipendenti di cooperative legate a Milano ristorazione (che è estranea ai fatti). E dunque percepiscono uno stipendio dal Comune, ma poi non risultano in regola per quanto riguarda la situazione abitativa. Solo uno di questi inquilini e la sua famiglia sono stati sgomberati, lo scorso gennaio, mentre gli altri cinque sarebbero ancora abusivamente nelle case Mm. Il settimo caso di abusivo particolare riguarda invece un dipendente della Regione Lombardia: anche lui, come si è scoperto, viveva da oltre 20 anni da abusivo, anche se ora è stato sgomberato.

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