Milano, scritte inneggianti alle Brigate rosse sotto casa di una vittima del terrorismo
Prima alcuni volantini pro Brigate rosse, apparsi a Sesto San Giovanni, a nord di Milano. E poi delle scritte con la vernice rossa sui muri del capoluogo lombardo, proprio di fronte all'abitazione di un uomo gambizzato dai terroristi di estrema sinistra. Mentre a L'Aquila domani riprende il processo alla brigatista Nadia Desdemona Lioce, già condannata all'ergastolo per gli omicidi di Massimo D'Antona, Marco Biagi ed Emanuele Petri, a Milano e dintorni sono apparse negli ultimi giorni manifestazioni di solidarietà all'ultima leader delle Br. I volantini sono comparsi su un muro in via Marelli, in quella che è stata per decenni la Stalingrado d'Italia e che ora, per la prima volta dal Secondo dopoguerra, è amministrata da un sindaco di centrodestra. Ed è stato proprio il primo cittadino, Roberto Di Stefano, a segnalare le affissioni sulla propria pagina Facebook, pubblicando alcune foto dei volantini e commentando: "A Sesto San Giovanni spuntano volantini di solidarietà agli assassini delle Brigate Rosse. I testi sono deliranti ma preoccupano: è inaccettabile qualsiasi tipo di sostegno ideologico a criminali che hanno ucciso! Massima attenzione a questi fenomeni e condanna forte a chi diffonde queste assurdità".
Alla condanna del sindaco si è accodata anche l'Anpi provinciale di Milano, che ha espresso "ferma condanna dell'ignobile e vergognosa affissione di volantini, avvenuta a Sesto San Giovanni, inneggianti alle Brigate rosse". Il presidente Roberto Cenati ha aggiunto: "Nei volantini un fantomatico collettivo esprime solidarietà ai membri delle Brigate rosse protagonisti degli efferati omicidi dei giuslavoristi Marco Biagi e Massimo D'Antona e dell'Agente di polizia ferroviaria Emanuele Petri. Non può che suscitare sdegno e riprovazione qualsiasi tipo di solidarietà a membri delle Brigate rosse, nemici dichiarati delle istituzioni democratiche e della Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza. Proprio quest'anno – ha ricordato Cenati – ricorre il quarantesimo anniversario del rapimento e dell'uccisione dell'onorevole Aldo Moro e dei cinque uomini della sua scorta da parte delle Brigate rosse. Quella tragica vicenda ha costituito l'attacco più intenso e tremendo dei terroristi al cuore dello Stato e alle istituzioni democratiche. La mobilitazione popolare e unitaria, delle Associazioni della Resistenza, del Sindacato, delle forze politiche portò alla sconfitta di quel disegno di morte e di terrore. Sono passati decenni dalla tragica stagione del terrorismo – ha concluso Cenati – ma la vigilanza di tutti noi che crediamo nella libertà e nella democrazia non deve essere allentata".
Dopo i volantini è stato però il turno di una scritta di solidarietà alla brigatista Lioce, apparsa su un muro di piazza Pompeo Castelli. A riportare la notizia è stato il quotidiano "La Repubblica", che sottolinea anche una particolare coincidenza: a pochi metri dalla scritta abita infatti Antonio Iosa, che nel 1980 a Milano venne gambizzato dalle Br assieme ad altre tre persone – tra cui il deputato della Dc Nadir Tedeschi – nello storico circolo culturale Perini di Quarto Oggiaro, oggi sotto minaccia di sfratto da parte del Comune. Iosa, oggi 85enne, ha spiegato al quotidiano che non pensa che la scritta sia una provocazione nei suoi riguardi di vittima delle Br, ma ha chiesto al Comune di provvedere comunque a cancellare con urgenza "l’infame scritta".