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Milano, protesta sotto il Consolato Usa per George Floyd, ucciso dalla polizia

Proteste davanti al Consolato Usa di Milano per la morte di George Floyd, il 46enne ucciso dalla polizia di Minneapolis durante un arresto. Attivisti del centro sociale Cantiere si sono ritrovati davanti alla sede consolare statunitense con dei cartelli: “Basta uccidere persone nere” e “Justice for George”. “George Floyd è morto perché il razzismo permea il nostro modo di percepire le cose”, hanno scritto gli attivisti del centro sociale.
A cura di Francesco Loiacono
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Alcuni esponenti del centro sociale Cantiere si sono ritrovati questa mattina davanti alla sede del Consolato Usa di Milano, in zona Turati, per protestare per la morte di George Floyd, il 46enne ucciso dalla polizia durante un arresto a Minneapolis, principale città del Minnesota. "George Floyd è morto perché il razzismo permea il nostro modo di percepire le cose", hanno scritto gli attivisti del centro sociale, che si sono presentati davanti alla sede consolare indossando mascherine e con dei cartelli recanti diverse scritte: "Basta uccidere persone nere", "Justice for George", "Say His Name", "Black Lives Matter" e "We will not be silent".

"Viviamo immersi in un sistema razzista, che divide l'umanità in scale di valori, che definiscono la possibilità di esistere o meno, di vivere o morire – hanno aggunto gli attivisti in una nota -. Il razzismo viene insegnato, tramandato, costantemente costruito. Divulgare messaggi che facciano percepire le persone nere come diverse e pericolose, porta a questo. Colpevolizzare chi reagisce davanti a queste morti ingiuste, porta a questo. Le vite nere valgono. Le nostre vite valgono".

Violente proteste a Minneapolis

La morte di George Floyd ha scatenato vibranti proteste in tutto il mondo: le più violente a Minneapolis, la sua città, dove nella notte un commissariato di polizia è stato assaltato e incendiato. Intanto, emergono ulteriori dettagli sull'episodio avvenuto il 26 maggio: dal video dell'arresto del 46enne afroamericano si evince come l'uomo non abbia opposto resistenza al tentativo di ammanettarlo da parte degli agenti, che lo avevano fermato mentre era in auto sospettando che avesse assunto degli stupefacenti. Uno dei poliziotti, Derek Chauvin, ha sbattuto Floyd per terra, mettendogli le ginocchia sul collo per immobilizzarlo. George ha provato invano a chiedere aiuto: "Non posso respirare, mi state uccidendo". Ben presto è svenuto ed è morto dopo essere stato trasportato in ospedale.

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