Milano, muore dissanguata dopo un raschiamento: indagati tre medici dell’Humanitas
Si terrà il 10 dicembre l'udienza preliminare del processo sulla morte della donna di 40 anni deceduta nell'aprile del 2018 all'Humanitas di Rozzano dopo un raschiamento: secondo l'accusa la donna sarebbe morta dissanguata perché i medici non le avrebbero subito asportato l'utero che le avevano perforato per errore, ma invece le hanno delle trasfusioni di sangue. Se invece fosse stata sottoposta a un'isterectomia, così come previsto in questi casi, sarebbe, sempre secondo l'accusa, sopravvissuta. Per questo i tre ginecologi dell'ospedale di Rozzano, alle porte di Milano, sono stati rinviati giudizio con l'accusa di omicidio colposo. Non sarebbero stati in grado di gestire l'emergenza: per loro il pubblico ministero Mauro Clerici ha chiesto il processo.
A denunciare l'accaduto il compagno della donna, assistito dagli avvocati Antonio Ferrari e Sergio Vitale: l'uomo, già genitore, con la donna, di una bambina di 4 anni ha raccontato che la compagna era incinta e che ha subito un aborto spontaneo alla nona settimana. La gravidanza infatti si era complicata da sé: dopo qualche giorno su consiglio della sua ginecologa si era recata all'Humanitas per effettuare il raschiamento, intervento chirurgico che si fa in anestesia generale e che include tra i rischi, rarissimi, proprio la perforazione dell'utero. E così è accaduto. Ora l'udienza del 10 dicembre davanti al gup Roberto Crepaldi. L'ospedale in una nota ha fatto espresso il proprio rammarico per quanto accaduto: "La paziente è stata sottoposta ad un intervento chirurgico di natura ginecologica – si legge nel comunicato ufficiale – durante l’intervento si è manifestata una seria complicanza cui è seguita un’improvvisa e inarrestabile emorragia. A nulla sono valsi tutti gli interventi messi in atto dall’équipe chirurgica e il coinvolgimento di tutte le risorse professionali e tecnologiche di Humanitas".