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Milano, mise acido nella bottiglia di un collega: assolta per vizio di mente

Nell’agosto del 2018 aveva messo dell’acido nella bottiglietta d’acqua di un collega, che poi finì in ospedale. Una donna di 53 anni, ex dipendete Eni a San Donato, è stata assolta per vizio totale di mente. La donna, che era accusata anche di stalking nei confronti di due persone, dovrà trascorrere tre anni in una struttura di sicurezza.
A cura di Simone Gorla
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(Immagine di repertorio)
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Nell'agosto del 2018 fu arrestata per aver messo dell'acido nella bottiglietta d'acqua di un collega, che poi finì in ospedale. Una 53enne ex dipendente dell'Eni a San Donato milanese è stata assolta per vizio totale di mente. Per lei è stata disposta la misura di sicurezza per tre anni in una ‘Rems', residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza. Il tentato omicidio per la donna, accusata anche di stalking ai danni di una collega, è stato riqualificato in lesioni.

La donna dovrà rimanere per tre anni in una struttura di sicurezza

La donna, assistita dai legali Salvatore Scuto e Giulio Vigevani, era stata già trasferita lo scorso gennaio presso la Rems di Castiglione delle Stiviere (Mantova). Ora il giudice, al termine del processo con rito abbreviato, dopo averla assolta per incapacità di intendere e di volere al momento dei fatti, sulla base di alcune consulenze effettuate nelle indagini e che hanno accertato il vizio totale di mente, ha disposto che per tre anni dovrà rimanere nella struttura come misura di sicurezza. Il reato di tentato omicidio è stato riqualificato dal gup Giusi Barbara in lesioni pluriaggravate.

Accusata di stalking nei confronti di due persone

Il caso risale al 28 agosto 2018 quando la vittima, un altro dipendente dell'Eni, rientrando dopo la pausa pranzo aveva bevuto da una bottiglietta lasciata aperta sulla scrivania. L'uomo, 41 anni, aveva avvertito un bruciore in bocca ed era stato portato in ospedale con prognosi di tre giorni. La donna era inoltre accusata di stalking nei confronti dello stesso 41enne, che avrebbe molestato con decine di telefonate, e anche di un'altra collega, sempre con telefonate, ma anche con scritti anonimi e danneggiamenti. In più avrebbe imbrattato i bagni dell'ufficio a San Donato in cui lavorava.

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