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Milano, Maroni e Pisapia indagati per disastro colposo per le esondazioni del Seveso

La procura di Milano avrebbe aperto un’inchiesta per disastro colposo per le esondazioni del Seveso a Milano del 2014. Lo rivela il Corriere della sera. Tra gli indagati figurano anche il governatore lombardo Roberto Maroni, il suo predecessore Formigoni e l’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia. Una perizia fotografa le colpe dei diversi enti che da anni saprebbero come intervenire, ma non agiscono.
A cura di Francesco Loiacono
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Un'indagine per disastro colposo per cercare di capire perché, nonostante da anni si sappia come evitare le esondazioni del Seveso a Milano e i relativi danni, nessuno abbia fatto niente finora. È quella aperta dalla procura di Milano secondo quanto riporta il Corriere della sera. Un fascicolo che vede indagati una decina di persone, tra cui anche nomi importanti: come il governatore lombardo Roberto Maroni, il suo predecessore Roberto Formigoni e l'ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia.

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Secondo quanto riporta il giornalista del Corriere Luigi Ferrarella l'inchiesta è stata avviata dall’aggiunto Nicola Cerrato, adesso in pensione, ed è ora diretta dal sostituto procuratore Maura Ripamonti con l’aggiunto Nunzia Gatto. Nel mirino dei magistrati ci sono in particolare le tre inondazioni del 2014 che misero in ginocchio Milano: quelle dell’8 luglio, del 12 novembre, e del 15 e 16 novembre.

Le cause di questi allagamenti sono descritte in una perizia di 129 pagine depositata in procura da Luigi Natale, docente di costruzioni idrauliche all’Università di Pavia. In sintesi, la perizia afferma che nonostante da 20 anni i tecnici siano concordi nell'affermare che solo vasche di contenimento (le cosiddette vasche di laminazione) potrebbero arginare il problema delle esondazioni, la frammentarietà dei soggetti chiamati a prendere una decisione sul tema ha finora bloccato ogni intervento.

Il quartiere Niguarda "sacrificato" per non far allagare il centro città

Ma le pagine depositate dall'esperto mettono in luce anche altri aspetti della gestione del problema non proprio esemplari: ad esempio il fatto che solo 85 scarichi sui 1.505 censiti lungo l’intero corso del Seveso siano in regola, oppure che esista una sorta di "volontà" di sacrificare per le esondazioni una zona periferica della città, il quartiere Niguarda, per salvaguardare invece zone più centrali. Questo atteggiamento, secondo il professore Natale, lo si deduce dal fatto che uno dei tanti canali di Milano, il Redefossi, gestito dal Comune di Milano, non verrebbe adeguatamente liberato dai detriti. Se così fosse, in caso di piena il Redefossi – in cui confluiscono le acque della Martesana – non riuscirebbe a reggere la portata delle acque e inonderebbe il centro della città. Ad oggi, invece, la maggior portata delle acque si riversa nel tratto tombinato del Seveso che scorre a Nord della città (a Niguarda), dove quando l'acqua è troppo solleva i chiusini allagando le strade.

In attesa degli esiti di quest'inchiesta, è da registrare comunque che qualcosa, sul fronte della lotta alle esondazioni del Seveso, si sta muovendo. I lavori per la costruzione della vasca di laminazione principale, a Senago, sono in corso, anche se osteggiati a livello locale. Il piano di sistemazione idraulica approvato anche dal governo prevede però anche altre vasche che dovranno essere realizzati nei comuni dove passa il Seveso e nel territorio comunale milanese.

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