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Milano, le voci del quartiere di Silvia Romano: “Felici del ritorno, ma perché si è convertita?”

All’indomani del ritorno di Silvia Romano nella sua casa al quartiere Casoretto di Milano, i residenti si dividono tra la gioia per la liberazione della giovane cooperante e le polemiche per la sua conversione. “Sono contenta che sia stata liberata, ognuno ha le proprie idee e bisogna rispettarle”, afferma una signora. Ma c’è chi è critico.
A cura di Redazione Milano
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Dopo un anno e mezzo di prigionia, la 25enne Silvia Romano ha fatto ritorno a casa sua, a Milano, nel quartiere Casoretto. Il suo arrivo è stato accolto da centinaia di persone strette in un lungo e commosso applauso. All'indomani del suo rientro a casa, e telecamere di Fanpage.it sono tornate nella zona dove vive Silvia per capire le reazioni delle persone. I pareri non sono però tutti uguali.

Al Casoretto, il quartiere di Silvia Romano

"Sono contenta che sia stata liberata, ognuno ha le proprie idee e bisogna rispettarle", dice una residente del quartiere, "io sono grata alle istituzioni, che abbiano pagato o no, c'era di mezzo una vita umana e perciò io sono contentissima. L'augurio che posso farle è di una buona vita. In questo momento bisogna essere tutti uniti, io la penso così". Ma c'è anche chi la vede in modo diametralmente opposto, e non sembra per niente felice del ritorno della giovane cooperante.

Abitanti divisi: gioia per il ritorno, stupore per la conversione

"Stiamo morendo di fame in Italia, non abbiamo i soldi per mandare avanti le nostre famiglie e noi spendiamo 4 milioni di euro per salvare chi non voleva essere salvato", commenta un uomo, riferendosi al presunto riscatto pagato per la liberazione (su cui non ci sono conferme ufficiali, anzi è arrivata una smentita). Addirittura, la stessa persona è convinta che Silvia Romano potesse "tornare in Italia quando voleva", nonostante i diciotto mesi in cui è stata ostaggio di una delle più pericolose organizzazioni criminali jihadiste. Eppure l'idea pare condivisa. "Ma siamo sicuri che questa qui sia stata veramente rapita?", domanda una signora, "il fatto che si sia convertita e la tunica… poteva anche evitare".

L'aspetto che sembra aver colpito tutti è la conversione della giovane milanese, che ha detto di avere liberamente abbracciato la fede musulmana con il nuovo nome di Aisha. "L'islam non è terrorismo, è una religione e come per tutte ci sono persone brave e cattive", ricorda un residente di origine straniera, che si dice "contento, anche del governo che non ha abbandonato la ragazza".

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