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Milano, indagata una 20enne: avrebbe spinto una 12enne ad atti di autolesionismo

Una ragazza milanese di 20 anni è indagata per istigazione al suicidio: avrebbe spinto una ragazzina di 12 anni a compiere atti di autolesionismo, convincendola a procurarsi alcuni tagli e a inviarle le foto. Non si sa ancora se dietro all’episodio si possa celare il “Blue whale”, il cosiddetto gioco del suicidio: nei giorni scorsi alcuni casi collegabili al fenomeno erano stati segnalati dal procuratore capo del tribunale dei minorenni di Milano.
A cura di Francesco Loiacono
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Segni sulle braccia dovuti ad autolesionismo (foto da Wikipedia)
Segni sulle braccia dovuti ad autolesionismo (foto da Wikipedia)

Una ragazza di 20 anni è indagata a Milano per istigazione al suicidio. La ragazza avrebbe spinto una ragazzina di 12 anni a compiere atti di autolesionismo, convincendola a procurarsi alcuni tagli e a inviarle le foto relative agli stessi. Non si sa ancora se dietro all'episodio si possa celare il "Blue whale", il cosiddetto gioco del suicidio salito agli onori delle cronache negli scorsi mesi dopo un servizio di denuncia del programma tv "Le Iene".

Recentemente l'autore del servizio ha rivelato di aver utilizzato a supporto dello stesso dei video falsi. Un'ammissione che ha ridimensionato il fenomeno, sul quale erano già molti i dubbi. Secondo le regole del fantomatico gioco, i partecipanti, sottoposti al controllo di un "curatore", devono superare 50 prove che prevedono molti atti di autolesionismo e possono condurre al suicidio. Il "Blue whale", come in generale altre "mode" nate sul web e diffuse tra giovanissimi, possono comportare il rischio di emulazione: per questo è importante utilizzare molta cautela anche nel riportare notizie correlate al fenomeno.

L'allarme del procuratore capo del tribunale dei minorenni di Milano

A Milano nei giorni scorsi era stato il procuratore capo del tribunale dei minorenni, Ciro Cascone, a segnalare quattro casi sospetti nel Milanese che potevano essere collegati proprio al "Blue whale". La procura dei minorenni e quella presso il tribunale ordinario avevano aperto diversi fascicoli per individuare eventuali "curatori" che potessero aver indotto comportamenti autolesionistici nei minori. Adesso nelle indagini della polizia postale, coordinate dal pubblico ministero Cristian Barilli, è spuntato fuori il nome della 20enne milanese. La ragazza avrebbe agito via Instagram, convincendo una 12enne, che vive tra Roma e il nord Italia, a procurarsi alcuni tagli, documentandogli con foto.

L'uso del condizionale è però d'obbligo, dal momento che l'inchiesta è ancora agli inizi. Ai primi di giugno all'indagata sono stati sequestrati un notebook e il telefono, mentre è stato acquisito il cellulare della vittima. Nei prossimi giorni si terrà un accertamento tecnico irripetibile per appurare il tenore dei messaggi incriminati e se davvero siano stati spediti dalla 20enne.

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