Milano, il 3 giugno nasceva Enzo Jannacci: il ricordo del sindaco Sala
Il 3 giugno del 1935 nasceva a Milano Enzo Jannacci. Il sindaco Beppe Sala lo ha ricordato oggi recandosi in viale Ortles, davanti all'ex dormitorio che dal 2014, l'anno dopo la scomparsa dell'istrionico cantautore (morto il 29 marzo del 2013 e sepolto con altri illustri milanesi nella cripta del Famedio, al Cimitero Monumentale), è diventata in sua memoria "Casa Jannacci". Il sindaco ha ricordato così Jannacci: "Un grande milanese, ma anche un grande medico, un cantautore, un cabarettista, un pianista, uno sceneggiatore". Sala ha poi aggiunto che Jannacci "raccontò la nostra vita, le sue contraddizioni, i suoi tic, e soprattutto per quelli della mia generazione fu una guida". Il sindaco ha poi fatto la sua personale "classifica" dei brani di Jannacci: "La mia preferita è ‘Quelli che…', ma certamente mi emoziono risentendo ‘Messico e Nuvole', ‘El portava i scarp del tennis', ‘Vengo anch'io. No, tu no', ‘Ho visto un re', ‘Se me lo dicevi prima' e così via. Enzo come tutti ebbe momenti positivi di gloria e di fama – ha aggiunto Sala – in certi momenti fu anche quasi ignorato. Quando era in difficoltà si rifugiava nella medicina, lui diceva una cosa bellissima: ‘La vita è straordinaria non solo quando è attraente, ma anche quando è inerme e indifesa'".
Nella Casa Jannacci di viale Ortles un morto per coronavirus su 486 ospiti
Ed è proprio su questo principio "dell'aiuto a chi è inerme e indifeso", ha spiegato il sindaco, che nel 2014 nacque casa Jannacci. Non è più solo un dormitorio, ma una struttura in cui si cerca di aiutare gli ospiti, senzatetto, persone ai margini della società, nella socialità e in alcuni casi nel reinserimento lavorativo. Il sindaco ha sottolineato anche come casa Jannacci abbia affrontato l'emergenza Coronavirus: "Su 486 persone ospitate c'è stato un solo morto, un filippino che ricordiamo, di nome Pascal che soffriva comunque di gravissime patologie. Un morto è un morto, è un dolore. Ma è uno su 486". Sala ha spiegato che si è riusciti a contenere gli effetti della pandemia prendendo tre decisioni: suddividere gli ospiti in più spazi, tenerli "chiusi" 24 ore al giorno, "perché in quel momento era pericoloso che stessero per le strade della nostra città, per loro" e portare tutti i sintomatici in appartamenti in via Carbonia, dove sono stati curati. "Racconto questa storia perché è giusto ringraziare i medici e il personale sanitario degli ospedali, ma ricordiamoci di questo spazio che viene gestito dal Comune di Milano", ha detto il sindaco, ringraziando Ats, Emergency e gli altri volontari che hanno consentito di affrontare al meglio e superare l'emergenza sanitaria.