Milano, i nuovi senzatetto vittime del Coronavirus: “Abbiamo perso casa e lavoro: non abbiamo nulla”
È un presente fatto di incertezze quello degli italiani dopo che l'emergenza sanitaria ha messo un punto alle loro vite sospese tra quello che potrà succedere nei prossimi mesi e un passato ormai lontano. In quel passato però c'erano persone, stabilità e soprattutto lavori che il Coronavirus ha spazzato via e che la crisi socioeconomica che sta prendendo il posto di quella sanitaria sembra acuire. Alcuni però hanno pagato un prezzo più alto di altri e chi non ha avuto alle spalle un familiare o un supporto dalle istituzioni si è ritrovato privato di tutto e costretto a vivere in strada: sono i nuovi senzatetto vittime del Covid-19 e a Milano sono perlopiù giovanissimi che da settimane non hanno un posto dove andare e vivono non sapendo cosa ne sarà di loro.
Le notti in centro alle spalle del Duomo tra paure e speranze
Fanpage.it ha trascorso con loro una notte per conoscere le loro storie che si sviluppano nel centro del capoluogo lombardo alle spalle del Duomo. È nei vicoletti tra la piazza e San Babila che i senzatetto cercano riparo per la notte, con la paura di poter essere aggrediti o derubati: sono in molti a raccontare infatti di aver subito delle rapine e di essere rimasti senza i pochi soldi che avevano in tasca. E così è fondamentale cercare un rifugio sicuro e che li protegga anche dalle intemperie, freddo e pioggia che a Milano non mancano anche in primavera; e così diventa fondamentale avere dei cartoni sui quali stendere i sacchi a pelo per non dormire sull'asfalto e trovare un bagno da poter utilizzare quando si ha bisogno. Sono ex baristi, camerieri o aiuti cuoco che hanno raggiunto Milano con la speranza di un lavoro e che a pochi mesi dall'inizio di quelle vite che sembrava fortunate hanno perso tutto finendo in strada: c'è chi non può tornare a casa perché lontana e chi invece una cosa non ce l'ha.
Ho avuto anche brutti pensieri, poi li ho fatti passare
Le fontanelle della città diventano docce e lavanderie e le prese di corrente all'aperto sono utilizzate per ricaricare gli smartphone. "Prima avevo una vita normalissima, un lavoro, una ragazza – spiega un ragazzo a Fanpage.it – avevo la moto, giravo per la città, poi all'improvviso è cambiato tutto. Questa non è una decisione, sei costretto a vivere così se non hai un lavoro e i soldi per pagare un affitto o le bollette". "Le prime settimane è stato bruttissimo, non sapevo dove andare, dormivo sui treni o negli autobus ma lì rischi di essere derubato – continua – a un certo punto ho fatto anche cattivi pensieri, poi mi sono ripreso". E quando gli viene chiesto come cambierà la sua vita con la ripartenza del paese risponde: "Non lo so, spero in meglio. Io non voglio stare così, non mi piace, rivoglio la vita di prima", prima di chiudersi nella tenda dove a guardia delle sue cose trascorrerà la notte prima di essere svegliato dalla polizia locale.