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Milano, i caselli di Porta Venezia ricoperti di sacchi di juta: l’opera d’arte non piace a tutti

Sta facendo discutere a Milano l’opera d’arte proposta dall’artista ghanese Ibrahim Mahama per la Art week e che resterà visibile per tutta la Design week, fino al 14 aprile. L’artista africano ha ricoperto con dei sacchi di juta i due caselli daziari di Porta Venezia, per stimolare una riflessione sulla storia di quello che è stato uno degli ingressi principali della città. L’opera però non è piaciuta a tutti: “Una schifezza”, ha commentato il capogruppo della Lega a Palazzo Marino Alessandro Morelli.
A cura di Francesco Loiacono
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I caselli di Porta Venezia impacchettati (Foto del sindaco Beppe Sala via Instagram)
I caselli di Porta Venezia impacchettati (Foto del sindaco Beppe Sala via Instagram)

L'arte deve piacere a tutti? E soprattutto, deve essere giudicata rispetto ai concetti di "bello" e "brutto" o ha una funzione diversa? Al di là di come la si pensi nello specifico, va detto che l'opera realizzata a Milano dall'artista ghanese Ibrahim Mahama, ben visibile dallo scorso 2 aprile sui caselli daziari di Porta Venezia, ha centrato comunque un obiettivo: quello di far discutere la città e la cittadinanza. E forse ha dunque già adempiuto al proprio compito. Nel presentare l'installazione "A friend", che rimarrà visibile fino al 14 aprile (dunque oltre la Art week e per tutta la Design week), l'assessore alla Cultura di Milano Filippo Del Corno era stato dunque in qualche modo profetico: "Un lavoro che farà discutere la città, sviluppando quel dibattito pubblico stimolato dalle espressioni artistiche di oggi così salutare per ogni comunità", aveva detto Del Corno.

Alla Lega (e ad alcuni cittadini) l'opera non è piaciuta

Certo, i toni della discussione in qualche caso sono stati piuttosto accesi: "Una schifezza", ha tagliato corto Alessandro Morelli, deputato del Carroccio e capogruppo della Lega a Palazzo Marino: "L’installazione di Porta Venezia non valorizza la città ma la deturpa. Non ha nulla di provocatorio, semplicemente brutta!", ha detto l'esponente del Carroccio, imitato nei toni da altri leghisti. Va detto che, come si può riscontrare dai commenti presenti sui social network, anche molti cittadini non hanno apprezzato l'opera dell'artista ghanese, promossa dalla Fondazione Trussardi. E allora vale la pena forse soffermarsi un attimo in più su quello che può essere un significato della sua opera d'arte, che non si esaurisce di certo in una provocazione.

Il significato della discussa opera d'arte

L'artista africano, non nuovo a performance simili, ha ricoperto con sacchi di juta i due caselli daziari che sorgono nei pressi di piazza Oberdan ricostruiti in stile neoclassico dall'architetto Rodolfo Vantini. Si tratta di un modo per collegare la porta all'antica funzione (già in epoca romana era uno dei principali accessi alla città, da cui dunque passavano uomini e merci). Secondo l'artista il materiale che ricopre i caselli daziari, la juta, reca in sé le tracce sia dei prodotti trasportati sia di chi li trasportava. L'assessore Del Corno l'ha riassunta così: "Un'opera potente che connette il passato storico e urbano di questi luoghi con il contesto sociale e politico del mondo contemporaneo, in un reciproco rispecchiamento di significati e rimandi". Non tutti forse hanno colto questi significati e rimandi: ma certo chiunque ha il diritto di esprimere il proprio giudizio di fronte all'opera, che di certo non ha lasciato indifferente nessun milanese.

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