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Milano, disordini alla prima della Scala: a processo due musicisti della Banda degli ottoni

Due musicisti della storica Banda degli ottoni sono stati rinviati a giudizio per resistenza a pubblico ufficiale aggravata. Roberto D’Ambrosio e Giancarlo Aprea andranno a processo per i disordini avvenuti nel 2014 in occasione della prima della Scala. Fuori dal tribunale di Milano la protesta musicale dell’associazione: “No alla criminalizzazione”
A cura di Simone Gorla
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Una manifestazione della Banda degli ottoni (Facebook)
Una manifestazione della Banda degli ottoni (Facebook)

Saranno processati per resistenza a pubblico ufficiale aggravata i musicisti della Banda degli ottoni Roberto D'Ambrosio e Giancarlo Aprea, rinviati a giudizio questa mattina per i disordini avvenuti davanti al Teatro alla Scala in occasione della ‘Prima' di cinque anni fa, il 7 dicembre 2014. Il gup di Milano ha rinviato a giudizio anche altre 3 persone, accogliendo la richiesta del pm Piero Basilone. Il processo inizierà il 24 settembre. Altre 14 persone accusate di avere preso parte ai tafferugli, difese dagli avvocati Mirko Mazzali, Eugenio Losco, Guido Guella, hanno patteggiato pene dai 4 mesi e 15 giorni ai 5 mesi e 10 giorni.

Fuori dal tribunale un presidio musicale: Non siamo criminali

Aprea e D'Ambrosio hanno commentato: "Faremo presidi, incontri e ci difenderemo nel processo". Fuori dal Palazzo di Giustizia c'è stato un nuovo concerto, dopo quello già messo in scena lo scorso 19 aprile, per protestare contro il processo. La Banda degli ottoni a scoppio, storica banda militante di strada la cui storia di impegno musicale e sociale è stata riconosciuto dal comune di Milano con l'assegnazione nel 2012 della beneremenza civica, in occasione della Prima della Scala del 2014, segnata dalle proteste in vista dell'imminente inizio di Expo, si era impegnata per "garantire l'agibilità della piazza da parte di chi voleva esprimere il proprio dissenso", spiega l'associazione sulla sua pagina Facebook. "Semplicemente usando la musica come strumento di interposizione contro chi, in quella stessa piazza, cercava a tutti i costi lo scontro per criminalizzare quel dissenso. Pensiamo che sia questo il motivo per cui quattro anni dopo due nostri compagni della banda vengano accusati e rischiano un processo e svariati anni di carcere. Respingiamo con forza il tentativo di criminalizzare l'azione politico-musicale, pacifica ma determinata, dei due "banditi" e di tutti gli "ottoni a scoppio", continua la banda spiegato i motivi della protesta.

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