Milano come Londra o San Francisco: portali di ingresso alla “Chinatown” di via Sarpi

Due portali di ingresso, simili ad archi, ai due estremi della via che per molti milanesi è già nota come Chinatown: via Sarpi. È l'idea che la comunità di uno dei quartieri di più antica immigrazione cinese vorrebbe realizzare per l'Expo 2015, con l'obiettivo di rendere più evidente, per tutti i turisti, l'impronta caratteristica della zona. Una proposta semi-ufficiale, che era stata presentata all'assessore comunale al Commercio Franco D'Alfonso dall'ex console cinese un paio di mesi fa e che adesso, dopo che nella sede diplomatica è arrivata la nuova console Wang Dong, potrebbe vedere la luce. Diversi, però, gli ostacoli che si frappongono sull'iter di realizzazione: da una parte, la necessità, già anticipata da D'Alfonso, di ricevere un piano definito. Dall'altro, le resistenze degli abitanti italiani del quartiere, che riuniti nell'associazione ViviSarpi hanno presentato su internet – sul sito change.org – una petizione per chiedere al sindaco Giuliano Pisapia di non realizzare questo progetto.
I portali di ingresso alla Chinatown di via Sarpi
Nei piani degli ideatori, i due portali – chiamati paifang – potrebbero essere realizzati in pietra, legno o acciaio, e il loro disegno potrebbe essere imrpontato sia alla tradizione sia a un design più contemporaneo. I paifang potrebbero essere temporanei, e quindi venire rimossi al termine della manifestazione, oppure restare al proprio posto anche dopo ottobre, quando l'Esposizione universale sarà conclusa. In quest'ultimo caso, Milano si troverebbe ad avere una via come quelle presenti in altre città del mondo come Londra, Sydney o San Francisco, con due simboli ben visibili della presenza della comunità e della cultura cinese. Anche a Milano, d'altronde, l'immigrazione cinese ha una storia molto antica: i primi cinesi all'ombra della Madonnina arrivarono all'inizio del Novecento, dal distretto di Yuhu, dal quale ancora adesso arriva la maggior parte degli immigrati.
La storia e la cultura asiatica non sembrano però argomenti in grado di sensibilizzare i milanesi di via Sarpi: "Ad oggi, in un quartiere la cui popolazione è composta dall’ 85 per cento di cittadini italiani, la presenza cinese è purtroppo rappresentata dalla massiccia attività all’ingrosso che, più che caratterizzare il quartiere, lo degrada non giustificando in nessun modo la presenza di Porte Cinesi", scrivono i rappresentanti di ViviSarpi.