Guerra per le case popolari. Gli inquilini fanno da soli e cacciano via gli abusivi
Esasperazione, inefficienza delle istituzioni, una situazione che peggiora di giorno in giorno. Questi gli ingredienti dell’ennesima “rivolta” dei cittadini milanesi in pochi giorni. È accaduto nella mattina di martedì 14 ottobre in via Tracia, in zona San Siro. Era accaduto, in zona Lorenteggio, appena il giorno prima, lunedì 13 ottobre. Il problema è sempre lo stesso: le occupazioni abusive degli alloggi popolari. Preda di persone, per lo più extracomunitari, che agiscono in maniera quasi scientifica e con sempre maggior frequenza: nel 2014, secondo i dati diffusi dall’Aler, Azienda lombarda di edilizia residenziale, sono state 720 le occupazioni riuscite, contro le 63 del 2009. Inversamente proporzionali, di conseguenza, i dati degli sgomberi “in flagranza”. Quelli, cioè, che avvengono quando l’occupazione è ancora in corso. Gli unici, in sostanza, che riescono ad andare a buon fine. Perché quando in un alloggio si insediano donne con minori o in gravidanza, polizia e carabinieri non possono più allontanarli senza che ci sia una struttura pronta ad accoglierli. Così non è, nella gran parte dei casi. Risultato: gli occupanti abusivi riescono a insediarsi negli appartamenti, vi portano con calma le loro robe e la loro famiglia.
Ogni occupazione abusiva alimenta sempre più un circolo vizioso. Gli irregolari non pagano le spese dovute, che ricadono sugli inquilini in regola. Meno gente che paga significa spese più alte. Ma a crescere, oltre alle bollette, è anche la rabbia. Ecco allora nascere moti di ribellione in chi ha sempre rispettato le regole: minacce di sciopero del canone, o anche vere e proprie azioni di contrasto “fai da te” all’abusivismo. L’ultimo caso, martedì mattina, ha visto radunarsi nel cortile del condominio al civico 5 di via Tracia gli inquilini imbufaliti, dopo il terzo tentativo di occupazione in 5 giorni. Gli irregolari, in questo caso rom, si sono dovuti arrendere di fronte alle proteste dei residenti, prima che alle forze dell’ordine e agli ispettori Aler intervenuti in seguito. Purtroppo però non sempre è facile né conveniente esporsi: ne sa qualcosa il portinaio di uno stabile in piazza Insubria, zona Molise-Calvairate, minacciato con un coltello alla gola perché sempre pronto a denunciare tentativi di occupazioni abusive nel suo condominio. Al suo posto, l’Aler ha deciso di non nominare un sostituto, perché sarebbe troppo pericoloso. Una scelta che basta, da sola, a spiegare la dimensione e la gravità del fenomeno.