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Milano, buco da 20 milioni nelle casse dei francescani: assolti e prescritti tre frati

È finito con una parziale prescrizione e una parziale assoluzione il processo a tre frati francescani accusati di aver sottratto 20 milioni di euro alle casse di tre enti dei Frati Minori. Il giudice di Milano ha stabilito il “non doversi procedere per intervenuta prescrizione” per i fatti fino al 2011 e l’assoluzione “perché il fatto non sussiste” per le accuse successive. Nel 2015 si era tolto la vita il broker Leonida Rossi, 78 anni, accusato di aver reinvestito la somma per contro dei tre imputati.
A cura di Simone Gorla
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Erano accusati di aver fatto sparire circa 20 milioni di euro dalle casse dei francescani. Tre frati, ex amministratori di tre enti dei Frati Minori, sono stati in parte prosciolti per prescrizione e in parte assolti dal giudice di Milano Giuseppe Vanore. Nel procedimento si erano costituiti parte civile gli enti danneggiati: la Casa Generalizia dell'Ordine dei Frati Minori, la Provincia di Lombardia San Carlo Borromeo e la Conferenza dei ministri provinciali dei Frati Minori d'Italia. Il gip Maria Vicidomini in passato non aveva accolto la richiesta di archiviazione dei pm, a cui si era opposta la Casa Generalizia, e aveva ordinato l'imputazione coatta. Da qui il processo che in primo grado si è chiuso oggi.

Prescritti per le accuse fino al 2011, assolti per i fatti successivi

Il processo era a carico di Giancarlo Lati, ex economo della Casa Generalizia, di Renato Beretta, ex economo della Provincia di Lombardia dei Frati Minori, e di Clemente Moriggi, ex economo della Conferenza dei ministri provinciali dei Frati Minori. La sentenza stabilisce il "non doversi procedere per intervenuta prescrizione" per tutti e tre gli imputati in relazione ai fatti fino al maggio del 2011 e l'assoluzione "perché il fatto non sussiste" per le accuse relative agli episodi successivi a quella data. Le motivazioni saranno rese note tra 90 giorni. La Casa Generalizia, con una nota, "prende atto della decisione" del giudice e fa sapere che "si riserva ogni valutazione a seguito della lettura della motivazione del provvedimento".

Il broker sotto accusa si tolse la vita nel 2015

Le indagini sul buco da 20 milioni, sviluppata tra Italia e Svizzera dalla guardia di finanza e dalla polizia elvetica, avevano avuto un risvolto tragico nel novembre del 2015, quando il broker considerato il principale indagato nella vicenda, Leonida Rossi, 78 anni, fu trovato impiccato nella sua casa di Lurago d'Erba, in provincia di Como. Rossi era accusato di aver distratto dalle casse dei tre enti dei francescani la somma, poi utilizzata per investimenti internazionali. I soldi, secondo l'accusa, gli erano stati affidata dai tre ex economi che oggi sono state in parte prescritti e in parte assolti.

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