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Milano, bruciata la corona per il partigiano Mario Peluzzi, l’Anpi: “Nuova provocazione neofascista”

Bruciata un’altra corona di fiori posta in memoria di un partigiano: è accaduto a Milano in via Spaventa 1 dove è stata distrutta la corona posta sulla lapide che ricorda Mario Peluzzi. Il luogo è vicino alla zona in cui solo pochi giorni fa era stata bruciata quella posta sulla lapide di Carlo Ciocca.
A cura di Francesco Loiacono
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La corona in ricordo del partigiano Mario Peluzzi bruciata
La corona in ricordo del partigiano Mario Peluzzi bruciata

Ignoti hanno bruciato la corona di alloro posta in memoria del partigiano Mario Peluzzi, che si trova in via Spaventa a Milano. A denunciare l'episodio è stato il presidente dell'Anpi provinciale di Milano Roberto Cenati che ha parlato espressamente di una "nuova provocazione neofascista" nella zona 5 di Milano. Solo pochi giorni fa, nella notte tra il 24 e il 25 aprile, qualcuno aveva infatti dato fuoco alla corona posta accanto alla lapide in memoria del partigiano Carlo Ciocca, in via Palmieri, sempre nel quartiere Stadera. Lo stesso che è stato teatro del gesto avvenuto ieri. "È l'ennesimo episodio che si verifica nel quartiere dove da anni si tollera la presenza dei neofascisti di Forza Nuova, in subaffitto in un alloggio popolare dell'Aler, in via Palmieri 1, poco distante dalla via in cui è stata bruciata la corona di alloro – ha commentato Cenati su Facebook – la presenza di Forza Nuova continua nella indifferenza totale della Regione, nonostante l'Anpi abbia segnalato questo fatto da molti anni".

Sabato lo sfregio alla partigiana Lia

Solo sabato il regista Renato Sarti aveva denunciato la comparsa di alcuni adesivi fascisti all'esterno delle sedi dell'Anpi Niguarda e del Pd e del Teatro della Cooperativa di Milano. Adesivi raffiguranti una donna seminuda con le scritte "I love spaghetti" e "Hate antifa" ("Odio gli antifascisti") a coprire le parti intime del corpo. Attraverso un post su Facebook, il regista fondatore del Teatro aveva sottolineato la provocazione nel voler coprire con uno degli adesivi il volto di Gina Bianchi Galeotti, conosciuta col nome di battaglia di Lia, partigiana uccisa dai nazisti quando era incinta di otto mesi.

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