Milano, bimba col pasto da casa allontanata dalla mensa scolastica. La Regione: “Discriminata”
Una bambina di una scuola elementare di Milano è stata allontanata dalla mensa scolastica ed è stata costretta a consumare il suo pasto, che aveva portato da casa, da sola in un'altra aula. L'episodio è accaduto lo scorso giovedì all'interno dell'istituto Pirelli in via Goffredo da Bussero, in zona Niguarda, e ha subito scatenato un mare di polemiche, alimentando una "guerra" che va avanti da anni tra chi sostiene il diritto al "pranzo libero" dei bambini a scuola e chi invece è fautore delle mense.
Solo qualche giorno fa il tribunale di Torino aveva bocciato un ricorso del ministero dell'Istruzione contro una sentenza della Corte d'appello torinese. I giudici hanno in pratica riconosciuto il diritto dei bimbi a portarsi da casa il "panino" (o altre pietanze da casa) e a consumarle a mensa assieme a tutti gli altri compagni. Il caso era stato sollevato inizialmente per 58 bambini, ma l'ultima decisione del tribunale torinese ha chiarito che la validità della sentenza è estesa in realtà a tutti.
La mamma della bambina ha inviato una diffida alla preside
Proprio richiamandosi a questo principio la mamma dell'alunna, Marilù Santoiemma, si è rivolta a un avvocato – lo stesso che segue il caso di Torino – e ha inviato una diffida alla preside dell'istituto. Ma il problema, più che la preside, è che sull'argomento il Comune di Milano sembra aver preso una posizione netta – di chiusura – rispetto alla possibilità di consumare a mensa un pasto portato dall'esterno. Ed è stato proprio in nome di questa posizione, espressa dall'assessorato all'Educazione attraverso una circolare, che i dipendenti di Milano Ristorazione (società che gestisce il servizio di refezione scolastica a Milano) lo scorso giovedì hanno allontanato dalla mensa la piccola alunna, costretta a mangiare lontano dai compagni: "Mia figlia ha riferito di aver pianto. E un papà l'ha vista triste ed è andato a farle compagnia. È rientrata in classe in evidente stato di prostrazione, notato dall'insegnante", ha riferito la madre.
Da Palazzo Marino non sembrano voler cedere di un millimetro: secondo l'amministrazione comunale l'ordinanza del giudice di Torino ha valore solo per i diretti interessati, cioè i bambini torinesi. Il vicesindaco Anna Scavuzzo, che ha la delega all'Educazione tende a minimizzare il problema: "È un dibattito puramente ideologico che riguarda poche decine di persone che nulla hanno a che vedere con una maggioranza di famiglie che riconoscono anche il momento della refezione scolastica come educativo. La scuola è una comunità di regole che vanno rispettate".
L'assessore Aprea: "Il vicesindaco Scavuzzo si scusi con la famiglia"
Del tutto contraria la posizione dell'assessore regionale all'Istruzione Valentina Aprea: "Il vicesindaco e assessore all'Educazione di Milano Anna Scavuzzo chieda scusa alla famiglia dell'alunna delle elementari Pirelli, a Niguarda". L'assessore lombardo ha sottolineato come la sentenza del tribunale di Torino valga "per tutte le famiglie che dovessero decidere di non avvalersi più del servizio mensa": "Il vicesindaco dovrebbe saperlo". Secondo Aprea inoltre l'episodio in sé è molto grave, perché si tratterebbe di una "discriminazione gratuita che il Comune di Milano da una parte e le ditte che erogano i pasti dall'altra, stanno operando nei confronti dei minori e delle loro famiglie".
Sul tema l'assessore ha annunciato l'apertura di un tavolo di confronto tra istituzioni e associazioni in programma il prossimo 4 ottobre. Intanto, ha assicurato l'impegno di Regione Lombardia sia per fare luce sull'offerta qualitativa e sui costi del servizio mensa, sia per "aprire la strada con le giuste cautele" a chi vorrà nutrire i propri figli con pasti portati da casa.