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Milano, Ats: “Dal primo marzo al 30 aprile i morti in città aumentati del 117 per cento”

I morti a Milano sono più che raddoppiato in due mesi rispetto agli scorsi anni: secondo i dati forniti da Ats Milano nel primo vero report sui decessi causati dal Covid-19 le vittime dal primo marzo al 30 aprile sono state 2.541 rispetto allo stesso periodo negli ultimi quattro anni. Una percentuale pari a 117 che aumenta a 127 se si guarda alla fascia di età over 70.
A cura di Chiara Ammendola
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Le croci bianche poste al Campo 87 del Cimitero Maggiore
Le croci bianche poste al Campo 87 del Cimitero Maggiore

In due mesi sono 2.541 le persone morte in più rispetto agli scorsi anni: il periodo di riferimento è quello che va dall'1 marzo al 30 aprile scorso e il parametro si riferisce solo agli ospedali di Milano. Se però si guarda all'intero territorio di Milano, dell'hinterland e di Lodi, i numeri crescono: nello stesso periodo sono infatti 6.604 le persone in più che hanno perso la vita rispetto alla media degli ultimi quattro anni. Si tratta di un primo effettivo bilancio elaborato dagli epidemiologi dell'Ats Milano sull'impatto che il Covid-19 ha avuto sul territorio e sui decessi provocati. I dati si riferiscono ai due mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo del 2016, 2017, 2018 e 2019. Un aumento percentuale del 117% se si considera l’intera popolazione, e del 127% se si guarda agli over 70.

Secondo i dati forniti da Ats ad aumentare in questi giorni è stato anche il tasso di contagio, ovvero il cosiddetto indice R(t) che sta salendo di nuovo: secondi i dati di ieri al 21 maggio a Milano è arrivato allo 0,86. Il numero più alto dall'inizio della Fase 2 che aveva fatto registrare invece inizialmente buoni risultati: all'11 maggio, sette giorni dopo le prime anche se parziali riaperture, l'R(t) registrato da Ats Milano era appena superiore allo 0,6. È importante che il tasso di contagio, che indica il numero di persone che in media vengono infettate da ogni caso positivo, resti basso: se rimane al di sotto dell'1 significa che l'epidemia è in remissione. Purtroppo dopo l'11 maggio l'indice è risalito pian piano, senza mai registrare ad oggi un calo. Intervistato dal Corriere della Sera, Antonio Russo, epidemiologo di Ats ha spiegato che "nell'andamento degli ultimi giorni iniziano a vedersi i primi segnali di quel che sta accadendo dopo la fine del lockdown". In piena emergenza coronavirus quel valore era praticamente fermo tra il 3 e il 4 ed è stato necessario introdurre le misure restrittive che noi tutti abbiamo vissuto per far sì che calasse. Se quella curva del contagio dovesse continuare a salire, superando nuovamente la soglia dell'1, sarebbe necessario rivedere la Fase 2 e le sue regole.

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