Milano, assessore Tajani: “Rientrato 20% dei lavoratori, cittadini e imprese rispettano le regole”
"I primi due giorni di rientro al lavoro sono andati bene. I flussi sui mezzi di trasporto si sono rivelati in linea con le indicazioni date alle imprese nelle settimane precedenti. Stimiamo che nelle grandi aziende sia rientrato il 20 per cento della forza lavoro abituale". Cristina Tajani, assessora milanese a Politiche del lavoro, Attività produttive, Commercio e Risorse umane, intervistata da Fanpage.it traccia un primo bilancio della ‘fase due' nel capoluogo lombardo. Finora la situazione è rimasta sotto controllo e non si sono verificati i temuti assembramenti.
Come vi siete preparati alla riapertura, sapendo che i mezzi pubblici non avrebbero potuto reggere un ritorno alla normalità?
La scorsa settimana il Comune di Milano ha incontrato i grandi gruppi che occupano migliaia di lavoratori sul territorio per invitarli al mantenimento dei dipendenti in smart working o comunque a utilizzare un criterio flessibilità di orario in entrata. Lo stiamo facendo anche noi per le poche centinaia di dipendenti comunali già rientrate.
Che risposta avete ricevuto?
Le aziende contattate stimavano un rientro del 20 per cento della forza lavoro abituale. Questo dato si è confermato poi nella realtà, sui mezzi di trasporto sono stati rilevati flussi pari al 20-30 per cento di quelli normali. Questa attività di coordinamento ‘soft' tra amministrazione e attori del territorio, chiamiamola un'azione di moral suasion, ha funzionato. Le aziende si sono mostrate consapevoli della situazione e molte avevano già immaginato strategie di rientro graduale e spalmato nel tempo.
Per le piccole aziende e le altre attività commerciali la situazione è più complicata?
Per le aziende di dimensioni inferiori abbiamo contattato le associazioni di categoria. C'è da dire che molte di queste attività ancora non sono consentite dai decreti, come quelle dei servizi alla persona, parrucchieri ed estetisti. Altre continuano in smart working, come chi si occupa di servizi e consulenze.
Questo rientro avvenuto senza grandi problemi permette di immaginare altre riaperture?
Sì. Ci consente per prima cosa di avviare il piano di graduale riapertura dei mercati scoperti. Erano rimasti chiusi dai primi di marzo, ma a partire da giovedì 7 maggio torneranno in attività con 4 mercati al giorno tra centro e periferia durante la settimana, più altri 6 il sabato. Sono 26 mercati su oltre 90 abituali, e solo per la parte alimentare. Questo aiuterà a distribuire meglio i clienti tra le altre attività, ma anche a riavviare il commercio ambulante.
Ci sono state difficoltà nella gestione di bar e ristoranti con la modalità solo "da asporto"?
Su bar e ristoranti le segnalazioni che abbiamo ricevuto non riguardano difficoltà organizzative su spazi o distanziamento, quanto piuttosto valutazioni di convenienza. Molti titolari, pur potendo fare asporto, hanno deciso di rimanere chiusi perché la massa di clienti non è tale da coprire le spese. Molti non hanno riaperto o lo hanno fatto solo per segnalarsi ai clienti abituali. Al momento gli incassi non coprono i costi, dobbiamo tenerne conto.
Quando si potranno immaginare nuovi allentamenti delle restrizioni? Il Comune di Milano ha un programma?
Non è facile fare previsioni in Lombardia. Ricordiamoci che la nostra resta la regione più colpita dal coronavirus, anche se i dati stanno migliorando. Come valutazione posso dire che cittadini e operatori economici si stanno attenendo in modo rigoroso alle indicazioni. Su comportamenti individuali e protocolli di sicurezza è stato fatto il possibile. Adesso il salto di qualità si potrà fare solo con un aumento della capacità del sistema sanitario regionale di tracciare e monitorare il contagio.
La prossima data di riferimento resta il 18 maggio?
Leggo che in altre regioni ci sono ipotesi di anticipare i tempi, da noi non credo posso avvenire nulla prima di quella data. Nel frattempo l'obiettivo resta la dilazione nel tempo e nello spazio dei flussi e garantire la massima sicurezza.