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Milano, a Rogoredo un muro anti spaccio alto 4 metri e lungo 600

Anche Milano ha un suo muro: è una barriera alta quattro metri e lunga 600 che sta sorgendo in via Orwell, nella zona di Rogoredo. Servirà per combattere lo spaccio di droga, impedendo ai pusher che vendono eroina a buon mercato di posizionarsi dietro la vecchia staccionata che separava i binari dell’Alta velocità da un prato. Spacciatori e tossicodipendenti però si sono già spostati da un’altra parte, nel “boschetto della droga”.
A cura di Redazione Milano
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Un tratto del muro anti spaccio a Rogoredo (LaPresse)
Un tratto del muro anti spaccio a Rogoredo (LaPresse)

Anche Milano ha un suo "muro": è quello che sta sorgendo lungo via Orwell, in zona Rogoredo, vicino ai binari dell'Alta velocità ferroviaria. Una barriera di cemento alta quattro metri e lunga 600 metri servirà per chiudere una delle zone di spaccio più frequentate della città. In via Orwell infatti, come documentato anche da alcuni reportage di Fanpage.it, gli spacciatori si posizionavano in un prato al di là della staccionata che delimita i binari: dall'altra parte c'era un andirivieni di clienti che pagavano la propria dose di droga a buon mercato, soprattutto eroina. Via Orwell è molto vicina al cosiddetto "boschetto della droga" di Rogoredo, che si trova in via Sant'Arialdo. Quest'anno sono state purtroppo già diverse le persone trovate morte nella zona per overdose. Tutta l'area è afflitta dalla problematica dello spaccio da anni: nell'ultimo periodo i blitz delle forze dell'ordine e della polizia locale si sono intensificati, ma gli spacciatori avevano sempre una via di fuga agile, potendo vedere dalla staccionata l'eventuale arrivo di polizia e carabinieri.

La realizzazione del muro era stata discussa e approvata lo scorso maggio nel corso di una riunione del Comitato per l'ordine pubblico e la sicurezza. Il muro, che si trova immediatamente fuori dalla stazione ferroviaria, è solo una parte delle opere eseguite intorno alla stazione di Rogoredo: a poche centinaia di metri dal manufatto è stata realizzata la chiusura varchi dello scavalco ferroviario e sono state messe delle recinzioni "anti scavalco" per evitare gli attraversamenti irregolari dei binari. Adesso la situazione dello spaccio, almeno in via Orwell, potrebbe finalmente essere risolta: i lavori di messa in sicurezza della zona binari, realizzati da Rfi (Rete ferroviaria italiana), sono partiti a luglio e dovrebbero concludersi entro la settimana: costo 700mila euro.

Si tratta però di una "vittoria di Pirro": resta infatti ancora aperta la questione della tossicodipendenza, che non si può certo risolvere con un muro. Le persone che si recavano in via Orwell si trasferiranno (o lo hanno già fatto) nella zona attigua del boschetto, dove nonostante bonifiche e buone intenzioni delle istituzioni si continua a spacciare e ci si continua a "bucare". "Proseguiamo con le attività di repressione della forza pubblica e di recupero ma siamo arrivati al punto che serve un intervento socio-sanitario massiccio da parte degli operatori che si occupano della lotta alla dipendenza", ha detto ieri il vicesindaco di Milano Anna Scavuzzo nel corso di un sopralluogo della Commissione Sicurezza di Palazzo Marino. Il punto è chiaro probabilmente a tutti: contro la tossicodipendenza non serve certo la repressione, che può solo spostare il problema da una zona all'altra della città. La lotta alla droga non si vincerà sicuramente innalzando un muro, a meno che non si voglia solo non vedere più cosa accade dall'altra parte.

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