Migranti, Salvini riapre il centro per le espulsioni in via Corelli a Milano: critiche dal Comune
L'ex Cie (centro di identificazione ed espulsione) di via Corelli, a Milano, che adesso è un centro d'accoglienza per richiedenti asilo, tornerà entro l'anno a svolgere le sue antiche funzioni: centro detentivo per migranti in attesa di essere rimpatriati. Lo ha comunicato ieri il ministro dell'Interno e leader della Lega, Matteo Salvini, davanti alle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato: "I Cpr (Centri di permanenza per i rimpatri, un nome diverso per i vecchi Cie, ndr) attivi sono sei per una disponibilità di 880 posti – ha detto il vicepresidente del Consiglio secondo quanto riportato dal "Corriere della sera" – Entro l’anno saranno riattivati nuovi centri, per altri 400 posti, tra cui la riconversione di due centri di accoglienza per richiedenti asilo: il centro di Gradisca d’Isonzo e quello di Milano". La decisione di Salvini ha provocato veementi reazioni nella giunta milanese. In prima fila tra chi è contrario alla decisione l'assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino: "Salvini vuole riaprire il CIE di via Corelli. La cosa è sbagliata per più motivi – ha scritto l'assessore su Facebook – E lo è anche al di là di quel che penso io dei CIE. La struttura di via Corelli è diventata in questi anni un centro di accoglienza. Attualmente lì sono presenti 766 richiedenti asilo (in due spazi diversi). Se non c'è più bisogno di accoglierli lì allora vanno smistati fuori dalla Città di Milano (a meno che Salvini non pensi di aprire oltre al CIE un altro centro proprio da noi), visto che tanti Comuni se ne se sbattuti e non si sono mai fatti carico della stessa accoglienza. E se non c'è quindi più bisogno di un centro per richiedenti asilo – ha aggiunto Majorino – allora quella struttura va restituita alla città per poter far sì che vengano ospitate lì persone senza casa. Ad esempio gli sfrattati che rischiano di finire per strada. O i genitori separati. Persone anche italiane e italianissime in condizioni di povertà che vengono usate come carne da macello contro i migranti per poi essere (da chi governa il Paese) dimenticate un attimo dopo".
Più pacata la reazione del sindaco Beppe Sala, che ha affidato alle agenzie il suo pensiero: "Aspetto Salvini a Milano per parlare di questo tema – ha detto il primo cittadino a margine della seduta del Consiglio metropolitano – Capisco molto la risposta di Majorino e oggi pomeriggio lo vedrò, però piuttosto che fare annunci tramite la stampa, direi che è il momento di sedersi e di ragionare sulla situazione, che in questo momento non è particolarmente delicata, ma merita una riflessione".