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Melegnano, maxi evasione fiscale: sequestrati al “re del pallet” 18 auto, 12 immobili e 24 conti

Aveva costruito il suo impero nel settore del pallet usato, con una rete di imprese “amiche” intestate a nullatenenti e tutte riconducibili a lui, che servivano per emettere e utilizzare fatture per operazioni inesistenti. La guardia di finanza di Melegnano ha sequestrato beni per tre milioni e mezzo di euro a un imprenditore milanese, tra cui dodici immobili, diciotto auto e ventiquattro rapporti bancari. Le fiamme gialle hanno accertato un’evasione fiscale da 22 milioni di euro in totale.
A cura di Simone Gorla
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(immagine di repertorio)
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Aveva costruito un impero del commercio di pallet usati, con una rete di imprese "amiche", tutte riconducibili a lui, utilizzate per emettere e utilizzare fatture per operazioni inesistenti allo scopo di raggirare il fisco. La guardia di finanza di Melegnano ha sequestrato beni per 3 milioni e mezzo di euro a un imprenditore milanese, tra cui dodici immobili, diciotto auto e ventiquattro rapporti bancari in diversi istituti, oltre a due cassette di sicurezza. Un'ingente ricchezza che, secondo la procura di Lodi che ha chiesto al gip il sequestro preventivo, è stata acquistata con i guadagni illeciti derivanti dall’evasione fiscale.

Ispezioni in diciotto imprese, tredici persone denunciate

L'indagine delle fiamme gialle, durata circa tre anni, si è conclusa con l’esecuzione di attività ispettive nei confronti di 18 imprese dedite alla commercializzazione di pallet usati. I finanzieri hanno recuperato a tassazione oltre 19 milioni di euro di imposta evasa ai fini delle imposte dirette e Iva dovuta per oltre 3 milioni. In totale sono state denunciate 13 persone per associazione a delinquere a cui vengono contestati reati tributari tra cui dichiarazione fraudolenta ed infedele, emissione di fatture per operazioni inesistenti e occultamento o distruzione di documenti.

Una rete di aziende intestate a nullatenenti usate per emettere fatture false

Accertato il coinvolgimento di numerose imprese facenti capo ad un unico amministratore di fatto, che al fine di evadere le imposte e di consentire a terzi l’evasione, utilizzava aziende “compiacenti” al solo scopo di emettere ed utilizzare fatture per operazioni inesistenti. Le imprese coinvolte, gestite formalmente da nullatenenti ma di fatto facenti capo ad un solo soggetto, hanno movimentato un ingente quantità di denaro contante.

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