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Covid 19

Medici di base: “Né tamponi né sierologici: non sappiamo se siamo contagiati e lunedì riapriamo”

Chi dovrebbe essere più protetto per l’emergenza Coronavirus, pare invece abbandonato a se stesso. Come è successo a un medico di base e rappresentante sindacale per Milano della Snami (Sindacato nazionale autonomo medici italiani) che a Fanpage.it ha detto: “Al 15 di maggio non mi hanno mai fatto un tampone né un test sierologico, eppure ho comunicato di aver avuto contatti con pazienti positivi Covid”.
A cura di Filippo M. Capra
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C'è una categoria della società che dovrebbe essere quella maggiormente tutelata durante le emergenze sanitarie come quella in corso. Perché senza la medesima, i cittadini sarebbero in balìa di malattie e decessi in un modo esponenzialmente più violento e drammatico di quanto non lo siano già nonostante la loro presenza. Stiamo parlando dei medici, impegnati tutti i giorni in prima linea per combattere la pandemia da Covid e salvare vite, tra ospedali e studi di quartiere. In particolar modo, se da un lato i professionisti dei nosocomi hanno iniziato a poter usufruire dei tamponi e dei test sierologici, dall'altro ci sono i medici di base che, a Milano, sono stati abbandonati a loro stessi. Fanpage.it ha raccolto la testimonianza di un dottore ed esponente del Sindacato nazionale autonomo medici italiani (Snami) che ha chiesto di rimanere anonimo.

Dottore, com'è organizzata la situazione tamponi-test sierologici per i medici di base?

Male, molto male. Non c'è una normativa che preveda che noi li facciamo. Anzi, ci è arrivata un po' di tempo fa una mail nella quale si diceva quali fossero i criteri per fare i test sierologici ai nostri pazienti, aggiungendo che se qualche medico avesse voluto sottoporsi al medesimo test, avrebbe dovuto mandare una mail all'Ats per essere ricontattato.

Lei ha mandato la mail?

Sì, oltre dieci giorni fa. E non ho ancora avuto risposta. Tenga conto che io sono stato a contatto con pazienti positivi Covid.

L'ha comunicato?

Certo, sa cosa mi hanno risposto? "Tanto tu stai bene, continua a lavorare con mascherina e guanti perché sei un asintomatico".

Ma è certificata la sua positività?

No, al 15 di maggio non ho mai avuto il piacere di fare né un tampone, né un sierologico, nonostante sia stato a contatto con pazienti contagiati. E non è una situazione anomala, è la regola.

Qual è la sua esperienza?

Ad esempio sono stato dentro una casa dove c'era una carica virale importante perché c'erano due persone positive al Coronavirus. Ero protetto bene grazie ai dispositivi di protezione individuale, dei quali parte mi è stata consegnata dalla stessa paziente, eppure a metà maggio non so nulla.

Ce ne sono tanti nella sua stessa situazione?

Le posso portare almeno altri 20 colleghi messi come me. Uno di loro ha avuto più pazienti positivi di me e nemmeno a lui è stato fatto il tampone. Ma la cosa che continuiamo a dire da una vita, e che non viene presa evidentemente in grande considerazione, è che il problema sono proprio gli asintomatici. Quelli pericolosi sono quelli come me che continuano a lavorare senza sintomi.

Qual è il rischio ora in vista del 18 maggio?

Noi opereremo una prima riapertura. Certo, avverrà nel massimo della sicurezza possibile, ma saremo a contatto con i pazienti. E se siamo positivi e glielo passiamo? Se veicoliamo una nuova diffusione del contagio? È gravissimo non saperlo ed è gravissimo che non si sappia perché non ci fanno i tamponi e i sierologici.

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