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Maxi frode fiscale a Varese: 12 arresti, sequestrati beni per 100 milioni di euro

Una maxi frode fiscale è stata scoperta dalla guardia di finanza di Varese. Al centro dell’inchiesta un’azienda varesina che, attraverso un meccanismo fatto di società “cartiere” e prestanome, avrebbe generato crediti Iva inesistenti rivendendoli poi ad altre società in tutta Italia. Sequestrati beni per oltre 100 milioni di euro.
A cura di Francesco Loiacono
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Una vasta operazione della guardia di finanza di Varese è in corso fin dalle prime ore di oggi nel capoluogo di provincia, in altre città lombarde e altre regioni d'Italia. Oltre 100 militari della Fiamme gialle sono impegnati nell'esecuzione di dodici ordinanze di custodia cautelare (sei in carcere e sei obblighi di dimora) e nel sequestro preventivo di beni per un valore di 100 milioni di euro. La somma equivale al valore della presunta maxi frode fiscale che è al centro dell'inchiesta della procura di Varese e che ha portato ai provvedimenti odierni, emessi da un giudice per le indagini preliminari del tribunale varesino. Oltre alle ordinanze di custodia cautelare si sta procedendo con diverse perquisizioni a Varese, in altre città lombarde e in Lazio, Emilia Romagna, Veneto e Abruzzo.

L'operazione, denominata Leonardo Da Vinci (dal nome dell'azienda che è la principale protagonista dell'inchiesta), riguarda un giro di fatture false da 1,2 miliardi di euro che avrebbe generato un'evasione sui crediti Iva da 334 milioni di euro e una sorta di "mercato parallelo" di crediti Iva inesistenti che venivano venduti ad aziende interessate ad abbattere il proprio carico fiscale.

Come funzionava il complesso meccanismo fraudolento

Il gruppo criminale era composto da 18 persone. A capo del sodalizio ci sarebbe R.A., amministratore di fatto della Leonardo da Vinci Spa di Varese, società operante nel settore della consulenza amministrativa e delle costruzioni. L'uomo, con la complicità del padre, si sarebbe avvalso di un’articolata rete di soggetti, composta da 6 prestanome e 6 professionisti esperti del settore fiscale, che avrebbero avvalorato le operazioni contabili fittizie mediante false perizie di stima e visti di conformità. Il complesso meccanismo fraudolento funzionava in questa maniera: due società "cartiere" Italiana Cantieri Srl e Red Rose Srl, entrambe con sede in provincia di Varese e rivelatesi prive di qualsivoglia organizzazione aziendale, a fronte di operazioni di compravendita oggettivamente inesistenti emettevano le corrispondenti fatture (attive), per importi milionari (per un totale di oltre 633 milioni di euro negli anni 2014 e 2015), nei confronti della Leonardo Da Vinci. Quest'ultima quest’ultima, a sua volta, effettuava fittizie operazioni di “cessione all’esportazione” dei beni acquistati senza applicazione d’imposta, nei confronti di due società estere riconducibili agli indagati (una tunisina e l’altra algerina), per un totale di 629 milioni di euro nell’anno 2015, generando in tal modo un ingente credito Iva inesistente.

Il "mercato parallelo" dei crediti Iva inesistenti

Questo credito veniva poi spacchettato e diventava la "merce" offerto a prezzi competitivi (20 – 30 per cento del valore nominale) ad aziende terze, che potevano così ridurre il carico fiscale. Allo stesso tempo  l’organizzazione criminale poteva monetizzare immediatamente il falso credito ceduto, compensando i membri dell'organizzazione criminale. Trenta le aziende che in tutta Italia hanno acquistato i crediti Iva inesistenti: altre aziende hanno invece ceduto come contropartita parte delle loro quote alla Leonardo, il cui capitale sociale di 20 milioni di euro, come accertato dagli inquirenti, era fittizio.

I reati contestati agli indagati sono: associazione per delinquere finalizzata all’emissione di fatture per operazioni inesistenti, indebita compensazione d’imposta, auto-riciclaggio, formazione fittizia di capitale, ricettazione e dichiarazione fraudolenta. Diversi i beni sequestrati agli indagati, per un valore totale di oltre 100 milioni di euro: tra questi 21 immobili (in Lombardia, Liguria, Emilia Romagna e Lazio), quote societarie di 32 imprese (operanti tra Lombardia, Liguria, Piemonte, Emilia Romagna, Lazio, Veneto e Abruzzo), 18 autovetture e conti correnti.

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