Maturità 2020 a Milano, la strana “notte prima degli esami” tra attese e rimpianti
Un anno strano, che lascerà rimpianti negli studenti. Si è ormai chiuso anche a Milano l'anno scolastico 2019-2020: è finito, nella sua forma tradizionale, tra la fine di febbraio e i primi di marzo, quando a causa dell'emergenza coronavirus, poi diventata pandemia, sono state chiuse (in Lombardia per prime, ma poi nel resto d'Italia) le scuole di ogni ordine e grado: le lezioni sono poi proseguite online. A pochi giorni dall'esame di maturità, che quest'anno si svolgerà in forma ridotta, senza prove scritte e solo con la prova orale prevista in presenza del maturando davanti alla commissione, Fanpage.it ha incontrato la preside del liceo scientifico Piero Bottoni, Giovanna Mezzatesta, e una maturanda del liceo civico linguistico Manzoni, la 18enne Bianca.
Bianca maturando: Perdo un'sperienza che mi avrebbe accompagnata per la vita
"È stato complicato – dice Bianca a proposito della didattica online – sei in un ambiente pieno di distrazioni, non sei in classe, non hai i tuoi compagni". Dal soggiorno della sua abitazione milanese Bianca tira le somme di quanto successo: "Da un lato ti fa capire che se ci si vuole adattare si riesce a farlo, che nonostante la pandemia una soluzione di trova. Dall'altro c'è un po' di rammarico per essermi persa un'esperienza che mi avrebbe accompagnata per tutta la vita perché alla fine l'esame di maturità è uno di quei ricordi che ti rimangono perché è il primo esame importante che fai nella vita dall'esame di terza media". Dal soggiorno di casa, in cui ha seguito una lezione di inglese, abbiamo accompagnato Bianca nella sua scuola, il civico polo scolastico Manzoni. I cortili e le aule vuote fanno pensare immediatamente ai compagni, e inducono nella giovanissima una riflessione: "Tutti i giorni entri qui e non aspetti altro che uscire. Ma in realtà non ti rendi conto che quello che stai vivendo è un qualcosa che ti rimarrà addosso per sempre".
La preside del liceo Bottoni: L'ultima cosa che si è pensato di riaprire è la scuola
Ed è in un'altra scuola vuota, il liceo Bottoni di via Mac Mahon, che Fanpage.it incontra la preside Mezzatesta: "È stato un anno strano, credo che nessuno si aspettasse il 21 febbraio la chiusura. Ricordo che avevamo fatto un lavoro per l'alternanza scuola-lavoro, alla Camera del Lavoro. Adesso si sente la difficoltà di un settore neanche troppo preso in considerazione – dice la dirigente scolastica a proposito della mancata riapertura delle scuole nella Fase 2 dell'emergenza coronavirus -. L'ultima cosa che si è pensato di riaprire è la scuola. C'è stato solo questa idea dell'esame fatto in presenza, e io sono tra coloro che sono convinti che sia meglio fare la prova orale in presenza, è veramente restituire ai ragazzi qualcosa".
Ai ragazzi mancherà il rito dell'esame
Ciò che è avvenuto durante il lockdown ribalta un po' la narrazione dei ragazzi svogliati o "sdraiati", per i quali andare a scuola è una perdita di tempo. Anzi, il non poter fare l'esame di maturità tradizionale, con tutti i riti di avvicinamento e di celebrazione, resterà un grosso rimpianto per gli studenti: "Durante un consiglio di classe un rappresentante, quasi con le lacrime agli occhi, mi ha detto: ‘Non abbiamo avuto i 100 giorni (la festa a 100 giorni dall'esame, ndr), non avremo il brindisi fuori, non avremo neanche i compagni che ci ascolteranno mentre facciamo l'orale, non abbiamo avuto neanche la festa'", racconta la dirigente. Lei, per rincuorarli, ha scritto loro una lettera: "Gli dico che ci vedremo l'anno prossimo, li aspetto per festeggiare con quella bottiglia con cui non festeggeranno quest'anno. La lettera comincia scherzando: dico che la notte prima degli esami rimarrò sveglia anch'io per capire come si farà l'esame". E inevitabilmente il pensiero va alla canzone di Antonello Venditti: "Potremmo chiedergli di rifare ‘Notte prima degli esami' nel tempo sospeso, come lo chiamo io".
(Interviste a cura di Simone Giancristofaro)