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Covid 19

Mattia, il paziente 1 di Codogno: “Non penso proprio di essere stato il primo”

“Sono il paziente che è stato certificato per primo. Non penso proprio di essere il paziente numero 1”. Mattia Maestri, il 38enne di Codogno, ha ripercorso i mesi vissuti “come in un film” in un’intervista a Sky. Dalla malattia inspiegabile alla perdita del padre, fino alla guarigione alla nascita della figlia. “Al secondo ricovero chiesi a un operatore se poteva essere il virus, mi risposta ‘il coronavirus non sa neanche dove sia di casa Codogno’, invece siamo stati l’inizio di tutto”.
A cura di Simone Gorla
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"Mi sentivo invincibile, anche perché pratico anche diversi sport, vivo per lo sport. Invece mi sono ammalato di questa cosa strana che non sappiamo ancora neppure come curare". Mattia Maestri, il 38enne di Codogno considerato il ‘paziente uno' dell'epidemia di coronavirus in Italia, è tornato a parlare e ai microfoni di Sky ha ripercorso la sua esperienza, dalla grave malattia, che i medici non riuscivano a riconoscere, al ricovero a Pavia, fino alla guarigione e alla nascita della figlia. "Penso che sia stato più di un film quello che è successo. La mia malattia, la mia guarigione, il fatto che sia mia madre che mio padre che Valentina si siano ammalati (mia madre e Valentina sono guarite, mio papà non ce l’ha fatta) e poi la nascita di Giulia, tutto concentrato in un mese e mezzo scarso, è una cosa da film

Mattia: Sono il primo paziente certificato, non il numero 1

Mattia, appassionato di corsa e, forse, anche per questo colpito più duramente dalla polmonite da covid-19, racconta che l'etichetta di ‘paziente 1' non gli pesa, ma non crede di essere davvero il primo: "Sono il paziente che è stato certificato per primo. Non penso proprio di essere il paziente numero 1".

"Ho pensato molto dove possa aver preso il virus"

La storia del 38enne di Codogno e della sua famiglia rimane, a oltre tre mesi dall'inizio dell'odissea sua e di tutta l'Italia, ancora in parte misteriosa. La prima ipotesi sul contagio, un amico manager appena tornato dalla Cina, era stata smentita da subito dal tampone. "Ho pensato molto dove possa aver preso il virus ma non ho la benché minima idea di questo dove possa essere accaduto – ha raccontato -. Sia io che mia moglie nelle nostre ricostruzioni non siamo venuti a capo di un possibile punto di inizio".

"Il coronavirus  non sa neanche dove sia Codogno"

Un episodio curioso, che oggi ricorda con un sorriso, è la conversazione con un operatore sanitario dell'ospedale di Codogno, quando ancora non si capiva quale fosse l'origine dei suoi sintomi. "Chiedo ad un operatore sanitario se potesse essere un caso di coronavirus e in dialetto mi risponde il coronavirus Cudogn ‘Ensa’ nianche addu sta’ che significa il coronavirus non sa neanche dove sia di casa Codogno e invece siamo stati l’inizio di tutto".

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