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Malati cronici in Lombardia, la riforma di Maroni non decolla: solo un paziente su dieci ha aderito

Non decolla la presa in carico dei pazienti cronici in Lombardia, dopo la riforma voluta dalla giunta Maroni. Nella primavera dell’anno scorso 3,5 milioni di malati cronici hanno ricevuto a casa la lettera che li invitava ad aderire alla nuova opportunità, scegliendo un “clinical manager” incaricato della redazione del Piano di assistenza integrata. Era uno dei cardini della riforma sanitaria voluta dalla giunta Maroni. Ma solo 384 mila pazienti hanno aderito, uno su dieci. L’assessore al Welfare Giulio Gallera contattato da Fanpage.it difende il modello lombardo: “C’è da fare un salto culturale che incontra una certa resistenza, serve tempo”.
A cura di Simone Gorla
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Soltanto un malato cronico su dieci in Lombardia ha aderito al nuovo modello di presa in carico dei pazienti promosso dalla Regione e avviato nel gennaio del 2018. A più di un anno e mezzo dall'avvio della riforma su 3,5 milioni di persone che hanno ricevuto a casa la lettera che li invitava ad aderire alla nuova opportunità offerta dalle agenzie di tutela della salute competenti, solo 384 mila hanno aderito. Un numero decisamente basso, se si considera che la presa in carico della cronicità era uno degli elementi centrali della riforma sanitaria regionale voluta dalla giunta di Roberto Maroni (il 70 per cento della spesa sanitaria regionale è per pazienti cronici).

Malati cronici in Lombardia, la riforma non decolla

Nella primavera dello scorso anno a casa di tre milioni e mezzo di malati cronici lombardi sono arrivate le lettere che invitavano i pazienti a scegliere un "clinical manager" incaricato della redazione del Piano di assistenza integrata (Pai), di validità annuale, con "tutte le prescrizioni necessarie alla gestione delle patologie croniche da cui è affetto". Da quel momento, il "gestore" accompagna il paziente nel percorso di cura e lo aiuta a programmare visite, esami ed altre necessità di cura, affiancandolo nell’attuazione dell’intero piano terapeutico. La figura incaricata di questo importante compito può essere un medico di medicina generale e un pediatra, oppure l'incarico può essere assunto da strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche e private accreditate.

Inviate 3,5 milioni di lettere: attivati piani per 384 mila malati

I dati a diciotto mesi dall'invio delle lettere non sono molto incoraggianti. In termini assoluti solo una parte minoritaria dei malati cronici ha mostrato interesse al nuovo modello di assistenza. Per quanto riguarda le Ats della Città metropolitana di Milano, a fronte di 1 milione e 39 mila lettere inviate, i Piani di assistenza individuali redatti al 9 settembre 2019 sono stati circa 60 mila. Ciò significa che solo un malato cronico su diciassette in provincia di Milano ha ritenuto di aderire. A Bergamo sono state inviate 320 mila lettere e attivati circa 4 mila piani di assistenza, che a Brescia diventano circa 30 mila a fronte di 350 mila possibili beneficiari.

Dati leggermente migliori per l'Ats Brianza (372 mila lettere per 90 Pai redatti), l'Ats Insubria (103 mila piani arrivati a fronte di una platea di 432 mila pazienti cronici) e l'Ats della Montagna (104 mila lettere inviate e 23 mila pazienti coinvolti).  In queste quattro aziende la media è di circa un paziente cronico coinvolto su quattro. Più indietro Ats Val Padana (circa 29 mila piani redatti su 255 mila pazienti) e Ats di Pavia (solo 5 mila su 180 mila).

La regione sottolinea i progressi nell'ultimo anno

Dal punto di vista della Regione, viene fatto notare che il numero dei pazienti coinvolti è comunque aumentato rispetto all'autunno del 2018. La crescita media è del 34,7 per cento circa, con un picco del 98 per cento per l'Ats Val Padana (da 11 mila piani attivati nell'ottobre 2018 a 22 mila nel settembre 2019) e incrementi più limitati a Milano 20,7 per cento, da 35 mila a 42 mila), Ats Insubria (15,2 per cento da 45 a 52 mila) e Ats Montagna (più 15,88 per cento, da 12 a 14 mila). "Stiamo modificando radicalmente l'approccio alla cura del paziente. La nostra è l'unica strada che garantisce la sostenibilità del sistema", sottolinea l'assessore al Welfare Giulio Gallera, rispondendo a Fanpage.it in merito ai risultati della riforma. "Bisogna considerare che l'aspettativa di vita dei malati cronici negli ultimi anni è aumentata grazie alla scienza. Questo porta però a un maggiore costo per il sistema sanitario: una presa in carico efficiente è l'unica soluzione", ricorda l'assessore.

L'assessore Gallera: "Stiamo facendo un salto culturale, serve tempo"

Perché i numeri crescono così lentamente? "C'è da fare un salto culturale che incontra una certa resistenza, soprattutto da parte dei medici. Ci sono professionisti che per molti anni hanno lavorato in un certo modo e ora devono cambiare mentalità", è la spiegazione di Gallera. "Si fa una fatica pazzesca, nessuno in Europa sta facendo uno sforzo simile al nostro in termini di pazienti presi in carico. Basarsi solo sui dati aggiornati ogni mese è sterile. Abbiamo fatto molti progressi nell'ultimo anno. Penso al fatto che oggi tutte le aziende fanno prenotare gli esami direttamente dal medico "gestore". Questo è un obiettivo raggiunto. Stiamo poi allineando i sistemi informatici. Il sistema cresce anche se lentamente, deve essere assimilato un po' per volta. Non credo serva un cambio di modello, ma lavoriamo sempre per migliorare. Contiamo su un'accelerazione nel 2020″.

Fumagalli (M5S): "Fallimento della presa in carico"

Per il Movimento 5 Stelle al contrario la gestione della cronicità è una débâcle totale. "Dopo un anno dall’ultima statistica sulle adesioni data da Regione Lombardia, e solo a seguito di un mio accesso agli atti, scopriamo che le adesioni sono passate da 9,6 al 10,6 per cento sulla totalità delle lettere inviate ai cronici che sono circa 3 milioni", è il commento di Marco Fumagalli, capogruppo M5S Lombardia. "Un incremento talmente insignificante anche a seguito dell’accordo con i medici di base dello scorso anno, che non può passare inosservato. La gestione della cronicità vale l’80 per cento del bilancio della sanità lombarda – continua il consigliere pentastellato -. Il fallimento della presa in carico della cronicità è il fallimento della riforma sanitaria del 2015 di cui è il perno".

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