L’ordinanza della Lombardia che ha favorito solo i grandi e minato la sicurezza dei lavoratori
Quella del Tar della Lombardia è una decisione che mette un punto alle vendite online e al commercio al dettaglio e le relative consegne a domicilio: lo fa ponendo sotto i riflettori l'ordinanza della Regione ritenuta in contrasto con le decisioni del Governo che di fatto chiedeva maggiore attenzione alle esigenze dei lavoratori e soprattutto dei cittadini.
Mentre da un lato il premier Conte annunciava l'apertura verso la vendita al dettaglio di nuove categorie e beni necessari dall'altro la regione Lombardia diceva di sì alle consegne a domicilio per tutto il commercio al dettaglio. In questo modo i grandi dell'e-commerce come Amazon hanno potuto ampliare la propria vendita anche a quel commercio finora vietato come spiegato a Fanpage.it da Luca Stanzione di Fit Cgil: "L'ordinanza n.528 del 11 aprile 2020 di regione Lombardia dello scorso 11 aprile ha di fatto liberalizzato l'e-commerce, poiché ha fatto una interpretazione estensiva rispetto a quella del governo, cioè ha detto a tutti di riaprire, compresi brand come Amazon, H&M o Zalando – spiega Stanzione – noi abbiamo fatto appello perché da un punto di vista giuridico non si può andare contro quanto dice il governo".
Magazzini rischiano di diventare focolai
Da qui nasce il tema relativo alla sicurezza dei lavoratori in un momento in cui gran parte dei nuovi contagi, soprattutto in Lombardia e a Milano e provincia, rischiano di provenire proprio dai luoghi di lavoro, come ammesso dallo stesso presidente Fontana. La questione è stata sollevata appunto da Cgil, Cisl e Uil: "C'è un problema perché l'aumento di colli e di consegne nei magazzini produce un intasamento dei magazzini e quindi i lavoratori non possono mantenere le misure di sicurezza, non possono mantenere il metro di distanza o alcune aziende non hanno nemmeno le mascherine – spiega Luca Stanzione – un problema non solo dei lavoratori che rischiano di andare tutti i giorni in magazzini che rischiano di essere possibili focolai, ma di tutti visto che potrebbero essere luoghi in cui il virus in cui può riprodursi, portato a casa e poi diffuso".
Nessun vantaggio per i piccoli commercianti
Ma nonostante il protocollo d'intesa siglato con il governo, i sindacati non sembrano aver ricevuto le risposte giuste da alcuni colossi dell'e-commerce: "In Amazon l'azienda si è presentata con un documento in cui diceva che avrebbe messo a punto il 30% delle richieste, finendo per non condividere nessuna delle misure contro il Covid – continua Stanzione – ci siamo rivolti al Tar perché per noi era fondamentale alleggerire quei magazzini, evitare che ci fossero dipendenti vicini o senza mascherine". Di fatto l'ordinanza di regione Lombardia non rispetta i lavoratori in nessun modo, nemmeno dal punto di vista della concorrenza secondo quanto spiegato da Stanzione: "Il punto è che se vai nei supermercati magari trovi dei reparti in cui è vietata la vendita di alcuni prodotti, prodotti che poi invece trovi su Amazon, quindi c'è anche un non rispetto della concorrenza". L'ordinanza ha danneggiato anche quei piccoli che avrebbero potuto invece trarne magari beneficio: i competitors diretti del commerciante di quartiere hanno sfruttato la loro presenza su piattaforme di e-commerce imponendo la vendita con velocità e di fatto marketing. Il problema per i sindaci resta dunque nei grandi centri di produzione e logistica, quelli che rischiano ancora oggi di diventare focolai.
La regione Lombardia presenta istanza contro decisione del Tar
Nei prossimi giorni la Cgil, insieme con Cisl e Uil, presenterà i dati sulla diffusione dei presunti contagi da Covid-19 tra i lavoratori: "Sono lavoratori che sono a casa in autoisolamento ma non stati sottoposti a tampone – conclude Luca Stanzione – il settore produttivo e logistico infatti nonostante non abbia mai smesso di lavorare non è contemplato tra quelle persone che possono essere sottoposte a tampone". Intanto la regione Lombardia ha fatto sapere di aver presentato istanza contro la decisione del Tar con la quale è stata disposta la sospensione parziale dell’ordinanza n.528 del 11 aprile 2020: "La Regione continua a ritenere utile e necessario consentire la consegna a domicilio per dare la possibilità ai cittadini di superare alcune delle difficoltà emerse in questo periodo di restrizioni".