Lombardia, tutti i dubbi sul caso di camici ordinati all’azienda di cognato e moglie di Fontana
Una donazione a fin di bene usata per costruire un caso mediatico, un errore amministrativo corretto in corsa, un caso di conflitto di interessi che coinvolge direttamente Attilio Fontana e la sua famiglia. Il caso sollevato da Report, che ha scoperto un ordine di camici e protezioni da 513mila euro partito dalla centrale acquisti di Regione Lombardia e destinato alla Dama spa, azienda del cognato del presidente lombardo (in cui anche sua moglie ha una partecipazione) si è trasformato rapidamente in uno scontro politico e giudiziario tra chi accusa e chi difende il governatore.
In realtà i fatti, così come sono stati ricostruiti, lasciano pochi dubbi. I documenti raccolti da Report dimostrano che il 16 aprile Aria (azienda regionale per innovazione e acquisti) ha fatto partire un ordine da 75mila camici e 7mila set con calzari e cappellini, per un valore di oltre mezzo milione, indirizzato al marchio Paul&Shark del cognato di Fontana, Andrea Dini. Il pagamento doveva avvenire tramite bonifico entro 60 giorni dalla data di fatturazione. Non una donazione, quindi, ma una commessa vera e propria.
Altrettanto accertato è il fatto che il 22 maggio l'azienda ha stornato le fatture rendendo di fatto la fornitura di materiale sanitario una donazione vera e propria. Qual è il problema, quindi? Secondo Andrea Dini l'errore iniziale è dovuto alla sua assenza dall'ufficio a causa del covid. "Chi se n’è occupato tra i miei ha male interpretato la cosa. Appena sono tornato, me ne sono accorto e ho bloccato tutto. Perché doveva essere una donazione", ha spiegato ai microfoni del programma di Rai3.
Ma c'è anche chi suggerisce che l'equivoco sia stato chiarito solo quando i giornalisti hanno iniziato a fare domande sul caso. È lo stesso conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, a sollevare il dubbio con una battuta: "Fontana sostiene che tutto sia avvenuto a sua insaputa, sia in Regione che a casa. Insomma credo che dovrebbe ringraziarci. Se non ce ne fossimo occupati noi avrebbe continuato a non saperne nulla".
In un post su Facebook Attilio Fontana ha spiegato l'accaduto, ricordando le difficoltà negli scorsi mesi a reperire camici e dispositivi. "Alla Dama SpA – una volta ottenute le certificazioni indispensabili per l’utilizzo sanitario – il 16 aprile vengono ordinati 7.000 set costituiti da camice + copricapo + calzari al costo a 9 euro (prezzo più basso in assoluto) e 75.000 camici a 6 euro (anche questi i più economici). Le forniture iniziano il giorno dopo e vengono immediatamente distribuite nei reparti ospedalieri per proteggere medici e infermieri", è la ricostruzione. Che però sembra contraddirsi nel momento in cui parla di prezzi convenienti, un dettaglio superfluo se si trattava davvero di un regalo.
Il capogruppo del Pd al Pirellone, Fabio Pizzul, chiede che venga fatta piena chiarezza: "Ora siamo di fronte, a tutti gli effetti, a una donazione, ma il fatto che Aria spa avesse agito con un affidamento diretto a un'azienda collegata al presidente Fontana non è certo segno di lucidità e buona gestione. Un vero pasticcio, nella migliore delle ipotesi, e non é certo il primo. Le cose da chiarire cominciano a diventare molte. Mi ostino a credere alla buona fede del presidente, ma la macchina regionale pare sempre più fuori controllo".
La Lega e il centrodestra sono schierati compatti a difesa del governatore. "È scandaloso che un atto di beneficenza venga trasformato, da alcuni media, in un’altra campagna di odio contro la Lombardia e contro il governatore Fontana", ha commentato Roberto Anelli, capogruppo della Lega al consiglio regionale.
Fontana, che ha annunciato di voler querelare "Il Fatto Quotidiano" che ha riportato l'anticipazione dell'inchiesta di Report, è tornato a parlare del caso in un'intervista al "Giornale". "Sono stufo di dovermi difendere da accuse inconsistenti. Peggio, frutto di menzogne", ha detto il presidente lombardo, sottolineando che "quella era una donazione e mio cognato ci ha rimesso. Ma cercano sempre una sfumatura negativa, una zona d'ombra nella gestione della giunta Fontana, qualche colpa da scontare". La moglie del presidente, Roberta Dini, "ha una piccola quota e nessun potere decisionale. Ma veniamo dipinti come una congrega di affaristi senza scrupoli".