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Lombardia, guerra alle nutrie: “Ucciderle con ogni mezzo, anche fionde”

Approvata martedì in Consiglio regionale una norma che consente l’uccisione delle nutrie “su tutto il territorio lombardo, incluse le zone dove è vietata la caccia, anche con le armi da sparo, il gas, le trappole e le armi da lancio individuale”. I roditori, oltre un milione in Lombardia, indeboliscono gli argini dei fiumi con le loro tane. Protesta degli animalisti.
A cura di Francesco Loiacono
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Da anni sono indicate come corresponsabili degli allagamenti, per via delle tane scavate negli argini dei fiumi. Da martedì scorso, però, la guerra della Regione Lombardia alle nutrie è diventata senza esclusione di colpi: "Le nutrie, roditori che arrecano ingenti danni all’agricoltura e ai corsi d’acqua, possono essere eliminate su tutto il territorio lombardo, incluse le zone dove è vietata la caccia, anche con le armi da sparo, il gas, le trappole e le armi da lancio individuale". Lo dice uno dei passaggi che modifica la Legge Regionale 7 ottobre 2002, n.20, approvata dal Consiglio regionale lo scorso 25 novembre, per la "eradicazione del roditore dal territorio". Le nutrie sono animali alloctoni, vale a dire che non appartengono al nostro ecosistema. Sono state importate in maniera massiccia dal Sud America, precisamente dalla Patagonia, dai produttori di pellicce, attirati dalla loro elevata capacità riproduttiva e dalla qualità delle loro pelli. Come spesso accade, però, la quantità di animali introdotti nel nostro Paese si è rivelata eccessiva. Risultato: molti animali sono stati liberati e hanno iniziato a proliferare tra i campi coltivati, le rogge e i canali, un ambiente molto simile a quello di provenienza. Unito all’elevato tasso di riproduzione degli animali, questo ha portato a una vera e propria emergenza ambientale.

Le nutrie sono "specie nociva"

Da giugno di quest’anno, una nota circolare interministeriale emessa dal Ministero della Salute e da quello dell’Agricoltura, ha declassato le nutrie da "fauna selvatica" a "specie nociva". Possono quindi essere catturate, abbattute e smaltite. E potenzialmente potrebbero essere anche impiegate in combattimenti clandestini, come precisa un passaggio della Nota che prevede la "non applicabilità della legge 20 luglio 2004, n.189, recante disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali, nonché di impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate". In Lombardia il problema delle nutrie si trascina da più di dieci anni. Si calcola che siano oltre un milione gli esemplari presenti sul territorio, la maggior parte nel Mantovano ma anche in provincia di Brescia e di Cremona, dove l'ex presidente della Provincia regalò munizioni ai cacciatori per abbattere i roditori.

L'inasprimento della legge ha però provocato le proteste di alcune associazioni ambientaliste, come la Lega antivivisezione: "Hanno inserito provvedimenti che di fatto legalizzano il maltrattamento degli animali. Questa legge non risolve il problema nutrie, ma legittima metodi cruenti di uccisione. Con i legali della Lav stiamo decidendo come muoverci per bloccarla", spiega Simone Pavesi, che si occupa del problema nutrie per l’associazione animalista. I metodi alternativi all'uccisione non mancano. Molti ambientalisti propongono la sterilizzazione degli animali anche attraverso sostanze contenute nel cibo.

In ogni caso, il problema nutrie esiste, e le ultime piene del fiume Po lo hanno riproposto con forza. I roditori, con le loro tane, hanno danneggiato infatti gli argini del fiume. Anche per questo il voto alla modifica della legge regionale è stato quasi all'unanimità, a eccezione dei consiglieri del Movimento cinque stelle. Per il piano di eradicazione e contenimento delle nutrie sono stati stanziati 150mila euro per il 2014. L'obiettivo della legge è di mettere ordine per evitare che i sindaci dei vari Comuni lombardi si muovano autonomamente con ordinanze: gli unici autorizzati all’abbattimento delle nutrie sono la "polizia municipale e provinciale, gli agenti venatori volontari, le guardie giurate, gli operatori della vigilanza idraulica, i cacciatori e i proprietari o conduttori dei fondi agricoli in possesso di porto d’armi e con copertura assicurativa. Tutti assoggettati al coordinamento previsto dai piani e ad una adeguata formazione di base", ricorda la Regione. Sono loro che i roditori devono temere.

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