Lombardia, cala il numero di aborti: due ginecologi su tre sono obiettori
Cala il numero di aborti volontari in Lombardia, regione dove due ginecologi su tre sono obiettori di coscienza e dunque non praticano l'interruzione di gravidanza. Sono le due cifre più significative della relazione annuale del ministro della Salute che fotografa la questione, riportata dal quotidiano La Repubblica. Nel 2014 in Lombardia ci sono stati 15.912 aborti, in calo del 5,2 per cento rispetto all'anno precedente. Cala, ma resta piuttosto elevata, anche la percentuale di medici che, per ragioni riconducibili alla religione o a un loro personale convincimento, non praticano le interruzioni volontarie di gravidanza: erano il 68 per cento nel 2006, nel 2014 sono arrivati al 63,6 per cento. Un dato dovuto anche allo scarso ricambio generazionale e che determina la necessità, per alcune strutture, di ricorrere a dottori con contratti di collaborazione esterna o a gettone per far fronte alle eventuali richieste delle pazienti.
Basso il ricorso ai medicinali, peggiorati i tempi d'attesa
Il rapporto del dicastero retto da Beatrice Lorenzin fotografa anche altri aspetti della questione. Da un lato, le modalità con le quali le donne praticano le interruzioni di gravidanza: è molto bassa in Lombardia la percentuale di coloro che utilizzano medicinali abortivi, solo il 3,3 per cento. Il report traccia anche un identikit delle donne che decidono di abortire: si tratta soprattutto di residenti in Lombardia, in sei casi su dieci italiane di età compresa tra i 25 e i 40 anni. In media chi decide di interrompere una gravidanza ha una buona istruzione e un lavoro stabile. Per completare le procedure per l'aborto però, servono tempi più lunghi che in passato: i tempi di attesa sono infatti peggiorati.