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Lodi, si finge ragazzina su Whatsapp e abusa di tre minorenni: presunto pedofilo resta in carcere

Deve restare in carcere il 48enne arrestato lo scorso mese nel Lodigiano con l’accusa di aver adescato e poi abusato di tre ragazzine minorenni: il tribunale del Riesame di Milano ha infatti respinto la richiesta di scarcerazione avanzata dall’avvocato dell’uomo a favore degli arresti domiciliari.
A cura di Chiara Ammendola
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Resta in carcere il 48enne arrestato nel Lodigiano lo scorso mese con l'accusa di aver abusato per tre anni di tre ragazzine minorenni: il difensore dell'uomo, l'avvocato Lorenzo Tornielli aveva presentato richiesta di scarcerazione e gli arresti domiciliari ma il tribunale del Riesame di Milano ha respinto il ricorso, per questo il 48enne dovrà restare in carcere. Le accuse nei suoi confronti sono violenza sessuale, corruzione di minore, sostituzione di persona e produzione e detenzione di materiale pedopornografico. La vicenda emersa negli scorsi mesi grazie alla denuncia dell'insegnante di una delle ragazzine abusate, ha portato alla luce un quadro che secondo gli inquirenti potrebbe in realtà essere molto più ampio: l'inchiesta, coordinata dal pm Alessia Menegazzo e dal procuratore aggiunto Maria Letizia Mannella, è condotta dai carabinieri del comando provinciale di Lodi.

Minorenni abusate adescate su Whatsapp: l'uomo arrestato potrebbe aver violentato altre vittime

Sono stati i carabinieri a scoprire che l'uomo aveva messo in piedi un vero e proprio stratagemma per attirare in trappola le sue vittime: fingendosi Giulia, una inesistente teenager cattiva e minacciosa, contattava le ragazzine tramite Whatsapp e con persistenti e complesse relazioni fatte di messaggini, riusciva a soggiogarle e ad abusarne. È così che è riuscito ad avvicinare le tre vittime di questa vicenda, tre minorenni, di età compresa tra gli 11 e i 13 anni che avrebbe poi costretto a subire sessuali, spesso filmando il tutto: ed è proprio grazie a questi filmati che l'uomo sarebbe stato incastrato. Intanto prosegue il lavoro degli inquirenti sul materiale informatico sequestrato al 48enne, disoccupato e incensurato, che potrebbe nascondere un'attività criminale molto più ampia di quanto ricostruito finora.

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