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Lodi, caso di epatite A alla scuola materna: profilassi per oltre 80 bambini e il corpo insegnanti

Un caso di epatite A nella scuola dell’infanzia Don Gnocchi di Lodi ha messo in allarme i genitori dei bambini che giornalmente frequentano l’edificio scolastico. La profilassi è scattata dopo la segnalazione del caso di contagio da parte dell’Ats metropolitana, che ha allertato tempestivamente le famiglie e il personale docenti dell’asilo. Resta ancora da capire in che modo il bambino abbia contratto la malattia.
A cura di Luca Giovannoni
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(foto archivio)
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Ottantaquattro bambini della scuola dell'infanzia Don Gnocchi, che fa parte del Comprensivo 5 di Lodi, sono stati sottoposti a profilassi dopo che un loro compagno è stato infettato dal virus dell'epatite A. L'allarme è stato lanciato martedì 24 settembre dall’Agenzia per la tutela della salute Città metropolitana, che ha inviato all'istituto lodigiano una comunicazione in cui si spiegava che un allievo iscritto alla materna aveva contratto la malattia. Da qui è scattato l'obbligo di vaccinazione per tutti i bambini e per il corpo docenti, con le famiglie che sono state allertate tempestivamente dalla scuola. Le vaccinazioni sono state eseguite negli ambulatori Ats di via Bassi, a partire dal pomeriggio di martedì.

Come si contrae solitamente il virus dell'epatite A?

L'epatite A è una malattia acuta del fegato causata dal virus Hav. I primi sintomi si manifestano con debolezza, perdita di appetito, nausea, vomito, dissenteria e febbre bassa per un paio di settimane. Solitamente una delle cause che possono portare alla malattia può derivare da una mancanza di riguardo alle dovute norme igieniche, con conseguente contaminazione fecale di cibi e acqua: tra i possibili agenti patogeni contenuti nelle feci c’è infatti anche il virus Hav, responsabile di questo tipo di epatite, che si trasmette quindi per via oro-fecale. Di norma il contagio avviene in luoghi dove le condizioni igieniche di base non vengono rispettate, ma può capitare che il virus si diffonda anche in luoghi domestici o ristoranti. Resta ancora da capire in che modo il bambino ha contratto la malattia.

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