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Covid 19

L’infettivologo Galli: “A Milano i casi veri sono 5-6 volte quelli accertati”

“I casi veri della Lombardia sono 10 volte quelli accertati. Quelli di Milano forse 5, 6 volte”, a dirlo è il professore Massimo Galli, responsabile del dipartimento di malattie infettive dell’ospedale Sacco, che, ai microfoni di SkyTg24 ha spiegato che ci sono moltissime persone in casa che sanno o sospettano di avere l’infezione e che non hanno potuto ottenere una conferma diagnostica, perché non si è ancora in grado di garantire loro il test.
A cura di Chiara Ammendola
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Il professore Massimo Galli
Il professore Massimo Galli
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"A Milano i contagi da coronavirus sono 5 o 6 volte quelli registrati finora, in Lombardia invece sicuramente sono 10 volte i numeri ufficiali", così l'infettivologo Massimo Galli, responsabile del dipartimento di malattie infettive dell'ospedale Sacco, ai microfoni di SkyTg24 ha fatto luce sui contagi nella regione Lombardia. "Il fattore limitante è la possibilità per le persone di arrivare alla diagnosi: in altre parole, ci sono tantissime persone in casa che sanno o sospettano di avere l'infezione e che non hanno potuto ottenere una conferma diagnostica, perché non siamo ancora in grado, come sistema, di garantire loro l'ottenimento di un test che dia una risposta".

Non abbiamo capacità dal punto di vista diagnostico per rispondere a chi fa richiesta

E in merito ai tanti casi ipotetici spiega: "Non abbiamo sufficiente capacità di rispondere dal punto di vista diagnostico a tutte le persone che ne fanno richiesta. È un'infezione che nella stragrande maggioranza dei casi guarisce spontaneamente – ha continuato il professore – il punto è che qualcuno ha un problema più serio, qualcun altro non vuole infettare le altre persone che ha in famiglia e questo è un problema reale, anche perché le cose stanno andando meglio, nonostante tutto, perché abbiamo meno persone che hanno bisogno di un letto di rianimazione".

Si sa bene che ora i contagi avvengono in famiglia

Il grosso della grande prima ondata dell'epidemia sta esaurendosi, il distanziamento sociale ha spostato il problema di una epidemia che si dirama a cerchi concentrici. Ora l'epidemia si manifesta con le infezioni nel contesto delle famiglie: si sa bene che è qui che l'infezione che viene diffusa. E questo è quel che resta da "bonificare", ovvero la necessità di avere garanzie di guarigione o superamento del problema anche nei contesti familiari in attesa di poter riaprire e riprendere.

Organizzare la riapertura con basi solidi: c'è ancora molto da fare

E in merito alla fase 2 e a una ipotetica apertura: "È il momento di pensare di riaprire non di allentare le misure: quando avremo tempo in mano le strategie per riaprire in modo concreto Abbiamo poco tempo per organizzare le cose e prepararci alla riapertura. Ovviamente non oggi ma nemmeno nei prossimi giorni ma bisogna programmare gli strumenti indispensabili per riaprire in sicurezza. Avere una capacità diagnostica maggiore di quella che abbiamo avuto finora.

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