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Limbiate, donna incinta picchiata e rapinata per strada: l’aggressore fermato da un passante

Una donna incinta è stata aggredita e rapinata per strada a Limbiate, in provincia di Monza e Brianza. Il rapinatore l’ha colpita con un pugno in faccia e ha poi provato a fuggire con il cellulare della vittima, ma è stato inseguito da un passante e bloccato fino all’arrivo dei carabinieri. Il rapinatore, un uomo con problemi di tossicodipendenza, è finito in carcere. Fortunatamente la donna se l’è cavata con lievi contusioni: il feto che porta in grembo sta bene.
A cura di Redazione Milano
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Una donna di 37 anni, al quarto mese di gravidanza, è stata aggredita e rapinata per strada a Limbiate, in provincia di Monza e Brianza. L'episodio, avvenuto lunedì, è stato riportato dal quotidiano "Il Giorno". Per fortuna la donna ha riportato solo qualche contusione al volto e il feto che porta in grembo non ha subìto conseguenze. L'aggressore, un 45enne italiano con precedenti per piccoli reati e problemi di tossicodipendenza, subito dopo la rapina è stato inseguito e bloccato da un passante, un cittadino pakistano che aveva assistito a tutta la scena. Il 45enne è stato poi arrestato dai carabinieri: dopo la convalida dell'arresto per lui è stata disposta la custodia cautelare in carcere, motivata dalla sua pericolosità sociale e dal rischio di reiterare il reato.

Il rapinatore, con problemi psichici e di tossicodipendenza, è finito in carcere

I fatti sono avvenuti in pieno giorno in viale dei Mille. La donna incinta, una cittadina marocchina, stava passeggiando con il cellulare in mano quando è stata colpita da un pugno in faccia sferrato dal 45enne, che le ha poi strappato di mano il telefonino e ha provato ad allontanarsi in sella alla sua bici. Un passante che ha assistito alla scena ha deciso però di intervenire, bloccando il rapinatore fino all'arrivo dei carabinieri. Ieri davanti al giudice per le direttissime il rapinatore, che deve rispondere delle accuse di lesioni e rapina con l'aggravante dello stato interessante della donna, ha provato a giustificarsi dicendo di non essersi reso conto che la donna fosse incinta e di aver agito in preda a un raptus. L'avvocato difensore dell'uomo ha chiesto per il suo assistito i domiciliari o l'obbligo di firma: il 45enne sarebbe infatti seguito da due strutture per i suoi problemi con la droga e psichici. Ma il giudice ha deciso diversamente, mandandolo in carcere.

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