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Liliana Segre in visita al Consiglio regionale lombardo: “Andate al Binario 21, farei da guida”

Ospitata dal Consiglio regionale della Lombardia, la senatrice a vita Liliana Segre è stata accolta da un lungo applauso. La sopravvissuta alla Shoah ha ribadito che nonostante l’età continuerà “a combattere contro l’odio”, invitando tutti i consiglieri regionali e il governatore Fontana a una visita al Binario 21, da dove venne deportata ad Auschwitz.
A cura di Filippo M. Capra
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Da sinistra, il governatore della Lombardia Attilio Fontana, la senatrice a vita Liliana Segre e il presidente del Consiglio regionale Alessandro Fermi
Da sinistra, il governatore della Lombardia Attilio Fontana, la senatrice a vita Liliana Segre e il presidente del Consiglio regionale Alessandro Fermi

È stata accolta da una lunga standing ovation Liliana Segre, in visita al Consiglio regionale lombardo. La senatrice a vita e sopravvissuta alla Shoah è stata ospite al Pirellone, a Milano, per continuare la sua missione di testimonianza degli atroci crimini commessi dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale. La Segre, che ha ringraziato per l'invito, ha esordito rivolgendone a sua volta uno al governatore della Lombardia Attilio Fontana: "Mi farebbe piacere se il presidente Fontana volesse organizzare una volta una visita al Binario 21 del Memoriale della Shoah con tutti i consiglieri, un luogo che sicuramente non tutti conoscono. Io, essendoci passata, farei da guida".

La rivelazione della Segre: Mio zio era fascista, ma poi se ne vergognò

Il discorso della senatrice a vita si è concentrato sin da subito sulla tremenda deriva negazionista che ha colpito in lungo e in largo il Paese, alterandone i valori culturali e umani: "Coloro che oggi negano lo faranno sempre di più e avranno un grande successo – dice la Segre – perché è molto più facile credere che tutto questo non sia avvenuto piuttosto che ammettere che un uomo possa arrivare a fare cose indicibili". Nel suo discorso ha poi rivelato alcuni retroscena e aneddoti di vita riguardanti i suoi genitori e i suoi zii: "Mio nonno e mio padre erano contro il fascismo, mentre mio zio aveva sposato la causa sin dalla prima ora. Si è sposato con la camicia nera nel 1937 ma l'anno seguente – 1938, l'anno delle leggi razziali, ndr – gli ritirarono la tessera e la sua fede crollò, arrivando a vergognarsi di essere stato fascista". La senatrice ha poi voluto toccare un altro argomento delicato che, specialmente sui social, trova drammaticamente spazio: l'hate speech, ovvero l'odio verbale. "Nella mozione che ho presentato in Senato non c'è una forma di censura, bensì il sentimento di chi l'odio l'ha visto predicare prima e attuare poi", ha spiegato la Segre, che ha poi sottolineato: "Non posso, anche se sono così vecchia, smettere di combattere contro l'odio".

L'omaggio della Lombardia: Senatrice, saremo sempre al suo fianco

Dopo il suo intervento, Liliana Segre è stata omaggiata dal presidente del Consiglio regionale Alessandro Fermi. Questi ha dichiarato che "con la sua semplice presenza, la senatrice Segre compie un atto importante per tutti noi e le nostre comunità. È testimone della forza straordinaria della vita, quella di una bambina che, strappata senza pietà alla sua casa milanese e dalla sua famiglia". Fermi si è poi rivolto direttamente alla senatrice: "Siamo e saremo sempre al suo fianco essendo, pro tempore, donne e uomini delle istituzioni, nelle quali la comunità si riconosce e si costruisce, anche nel rispetto della Memoria". Il governatore della Lombardia Fontana ha invece ribadito che "contro oblio e indifferenza la Regione Lombardia c'è: nella vicinanza quotidiana alla comunità ebraica, come nell'appoggio concreto a tante iniziative e istituzioni che lavorano per tenere vivo il ricordo della deportazione e dello sterminio".

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