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L’ex calciatore Andrea La Rosa ucciso con l’acido, caccia a un terzo complice

Nella cantina numero 29 del palazzo di via Cogne a Milano, dove Andrea La Rosa è stato portato e ucciso, sono stati ritrovati quattro mozziconi di sigaretta. Su uno c’erano le impronte della Biancaniello, quelle di La Rosa e quelle di una terza persona che per ora rimane ignota. Queste le novità emerse oggi in aula in seguito alla relazione dei periti nominati per ricostruire quanto accaduto all’ex calciatore.
A cura di Enrico Tata
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Andrea La Rosa
Andrea La Rosa

Le tracce biologiche ritrovate su un mozzicone di sigaretta, su una presa elettrica e sul cavo di una lampada potrebbero fare emergere nuove prove in merito all'omicidio di Andrea La Rosa. Antonietta Biancaniello e suo figlio Raffaele Rullo sono accusati del delitto ma, è questa la novità emersa oggi in aula dopo la relazione del pool di periti incaricati di ricostruire quanto accaduto, potrebbero essere stati aiutati da un'altra persona. Nella cantina numero 29 del palazzo di via Cogne a Milano, dove l'ex calciatore è stato portato e ucciso, sono stati ritrovati quattro mozziconi di sigaretta. Su uno c'erano le impronte della Biancaniello, quelle di La Rosa e quelle di una terza persona che per ora rimane ignota. Altre tracce biologiche appartenenti "ad altri soggetti sconosciuti", hanno spiegato i periti, sono state ritrovate su una presa elettrica e sul cavo di una lampada. Anche su un muro è stato ritrovato il dna della vittima e anche di altre persone. Comunque, hanno precisato i periti, la cantina era aperta a tutti e quindi quelle tracce potrebbero appartenere a soggetti estranei al caso. "Se il Dna sul cavo della lampada fosse identico a quello che c'è sul mozzicone di sigaretta o a quello che c'è sul pavimento le indicazioni sarebbero ben maggiori”, ha dichiarato l'avvocato che difende i due imputati. Biancaniello ha confessato di essere lei l'unica responsabile dell'omicidio, ma per i periti è poco probabile che la signora sia da sola riuscita a trascinare il corpo di La Rosa fino alla cantina e poi sistemarlo all'interno di un bidone.

La Rosa, stordito e poi ucciso con l'acido

Andrea La Rosa, hanno spiegato i medici legali Cristina Cattaneo, Andrea Piccinini e il tossicologo Domenico Di Candia, è morto per un lento soffocamento. Stordito dall'assunzione di pesanti dosi di psicofarmaci, ma ancora vivo, ha respirato i fumi dell'acido che gli era stato versato addosso. Le medicine sono probabilmente state disciolte nell'acqua che la Biancaniello ha poi offerto al 35enne. Quasi addormentato La Rosa è stato trascinato dal salotto fino alla cantina e qui sistemato in un fusto di gasolio riempito con acido cloridrico. Il corpo del 35enne, scomparso il 14 novembre del 2017, fu ritrovato un mese dopo nel bagagliaio dell'automobile della Biancaniello.

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