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Le risaie del Pavese trasformate in piazze di spaccio: arrestati tre pusher

Tre spacciatori di nazionalità marocchina sono stati arrestati dai carabinieri di Vigevano (Pavia). I tre gestivano diverse piazze di spaccio allestite nelle risaie di Vigevano e altri comuni della Lomellina, che richiamavano centinaia di clienti anche dalle province limitrofe. Ingente il giro d’affari: i ricavi per la cessione di eroina e cocaina si aggiravano sui 150mila euro al mese.
A cura di Francesco Loiacono
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Partivano dall'hinterland di Milano verso le risaie della Lomellina, nel Pavese. Portando con sé un fiume di droga, eroina e cocaina, che spacciavano nei campi. Tre le persone arrestate dai carabinieri della compagnia di Vigevano, guidata dal capitano Rocco Papaleo: si tratta di tre cittadini marocchini di 29, 28 e 25 anni, tutti senza fissa e dimora e due dei quali pregiudicati. I tre erano noti con i loro soprannomi: "Ale il pallido", "Il piccolo" o "Barba" e infine "Lo Scuro". Raggiungevano in auto o in treno (spesso facendosi accompagnare direttamente dai loro clienti), il loro luogo di "lavoro": aree campestri coltivate a riso nei territori dei comuni di Vigevano, Cilavegna, Nicorvo, Castelnovetto, S. Angelo Lomellina e Parona, tutti nel Pavese. In quest'ultimo comune la piazza di spaccio si trovava vicino al termovalorizzatore.

L'operazione chiamata "Riso amaro"

L’operazione dei carabinieri, denominata “Riso amaro" come il capolavoro del neorealismo con protagonista Silvana Mangano, è scattata lo scorso 30 gennaio dopo quasi tre mesi di servizi di osservazione e controllo. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pavia, Andrea Zanoncelli, sono iniziate grazie alle segnalazioni di alcuni agricoltori e del sindaco di uno dei Comuni coinvolti, che avevano notato insolito via vai di persone nelle risaie della zona.

I carabinieri hanno ricostruito il percorso che i tre, con vari domicili tra Milano (zona Giambellino), Corsico e Vigevano, facevano quotidianamente per recarsi “al lavoro”: quindi, una volta avuta la certezza che il 30 gennaio avevano della droga da piazzare, sono intervenuti. Due degli arrestati sono stati fermati all'interno della loro auto. Il terzo invece è stato fermato non appena sceso dal treno alla stazione di Parona: era partito da Milano San Cristoforo. Nelle tasche di quest'ultimo sono stati trovati oltre 60 grammi di cocaina e oltre 200 di eroina. La perquisizione degli altri due arrestati ha invece portato alla scoperta di 2.500 euro in contanti, provento dell'attività di spaccio, nonché di un bilancino elettronico di precisione e vario materiale atto al dosaggio, taglio e confezionamento della droga. Gli arrestati, dopo la convalida, si trovano adesso in carcere a Pavia: l'accusa è di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio in concorso.

Lo spaccio nelle risaie era iniziato alla fine dello scorso anno. L'attività era così fiorente che richiamava clienti anche da altre zone: le province di Novara, Alessandria, Vercelli ed Asti. Tra i consumatori purtroppo anche molti giovani e alcuni minorenni. L'attività di osservazione dei carabinieri ha permesso di documentare il fenomeno del ritorno prepotente delle dipendenze da eroina, ora non più consumata con le siringhe, ma sniffata, inalata o fumata come già avviene per la cocaina. La "scura" o "brutta" (eroina), veniva venduta a 20 euro a dose (circa un grammo). La "bianca" o "bella" (cocaina) a 60 euro a dose (mezzo grammo).

Ingente il giro d'affari: ricavi per 150mila euro al mese

Il giro di affari della piazza di spaccio era ingente: si aggirava intorno ai cinquemila euro al giorno, con un ricavo netto, per i tre, di circa 150mila euro al mese. La droga sequestrata all’ingrosso vale circa diecimila euro. Per difendersi dai "rivali" i pusher detenevano armi (pistole, bastoni e coltelli), che utilizzavano anche per intimidire i clienti. Frequenti anche i litigi tra gli stessi spacciatori, sia per chi doveva ricoprire il ruolo di leader che per chi doveva procedere materialmente alle consegne di droga, l'incarico ritenuto più duro a causa delle ore trascorse nascosti vicino all’acqua delle risaie. La scelta del luogo di spaccio era suggerita da alcuni connazionali degli spacciatori e anche da tossicodipendenti che vivono a Vigevano: si tratta di luoghi che potevano essere facilmente controllati dai pusher, di difficile accesso per le forze dell'ordine. Sono in corso accertamenti sui complici dei tre arrestati.

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