Morto Pino Daniele, Maroni (Lega) si dispiace. Salvini: “Io ascolto altra musica”
Anche la Lega nord, nella persona del governatore della Lombardia Roberto Maroni, si è aggiunta al dolore dell'Italia intera per la scomparsa di Pino Daniele, il cantautore napoletano morto nella notte tra domenica e lunedì. L'ex segretario federale del Carroccio, dal suo account Twitter personale – nessun accenno invece sugli account ufficiali leghisti o dell'attuale segretario Matteo Salvini – si è detto "sgomento per l'improvvisa scomparsa di un grande", postando poi il video di una delle sue canzoni più celebri, quella "Napule è" le cui strofe, per una strana e perversa casualità applicata al marketing, sono finite su alcuni cartelloni pubblicitari proprio a ridosso della morte del cantautore.
Eppure il rapporto tra Daniele e il Carroccio non è stato sempre idilliaco, anzi. Era il 1991 quando, nell'album "Un uomo in blues", dai versi della canzone "‘O Scarrafone" arrivava un vero e proprio attacco alle idee secessioniste – sempre ai limiti della denigrazione del Sud – che erano il motore della Lega degli esordi: "Questa Lega è una vergogna, noi crediamo alla cicogna e corriamo da mammà", cantava un Pino Daniele che, nel 2001, non ebbe alcuna remora a bollare Umberto Bossi, reo di aver cantato "Maruzzella" a Napoli per ingraziarsi i partenopei, con un ben poco interpretabile "Mi fa schifo, è un uomo di merda". Frasi per le quali Bossi querelò il cantautore, che dovette pagare un risarcimento la cui cifra non è stata mai resa nota con precisione.
Matteo Salvini invece usa ben altri toni: "Mi ha procurato dispiacere perchè era un grande artista e avrebbe potuto fare molto altro ancora. Non voglio però dire ipocrisie – aggiunge – Mi spiace perchè era un grande artista ma ascolto altra musica".
La riappacificazione degli ultimi anni
Negli ultimi anni, però, l'atteggiamento di Pino Daniele nei confronti della Lega si è gradualmente ammorbidito. Due, in particolare, gli episodi-simbolo di questa sorta di riappacificazione. Nel 2008, mentre Napoli affrontava l'emergenza rifiuti, il cantautore aveva teso il braccio all'allora ministro dell'Interno Maroni, condividendo la "linea dura" sostenuta dai lùmbard: "È la prima volta che sono d’accordo con la Lega e le loro dichiarazioni", arrivando anche qualche tempo dopo a "ritrattare" il verso incriminato, seppure all'interno di un giudizio tutt'altro che positivo per l'intera classe politica: "Non penso più che questa Lega sia una vergogna, perché oggi tutti lo sono". L'ultimo atto della "pace" tra Daniele e il Carroccio si è consumato lo scorso 31 dicembre: nel concerto di Capodanno in diretta da Courmayeur, nell'eseguire "‘O Scarrafone", la frase incriminata non viene cantata, non si sa se per mancanza di tempo o altro. Adesso l'estremo saluto del governatore Maroni – seguito anche da quello del sindaco di Milano, Giuliano Pisapia -: forse, al di là delle interpretazioni "territoriali", solo un altro segno dell'universalità della figura di un grande musicista che mancherà all'Italia intera.