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La morte “silenziosa” di Epaminonda, il re della mala milanese negli anni Settanta

È stato il re della mala milanese negli anni Settanta e Ottanta: adesso arriva la notizia della morte di Angelo Epaminonda, detto “Il Tebano”. Epaminonda, 71 anni, è morto lo scorso aprile a causa di un tumore. Viveva sotto copertura in una località del Centro Italia dopo aver deciso di collaborare con la giustizia.
A cura di Francesco Loiacono
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È servita una convocazione come testimone a un processo per scoprire la fine "silenziosa" di un uomo che negli anni Settanta e Ottanta a Milano e non solo faceva parlare, eccome. Angelo Epaminonda, detto "Il Tebano" per via del suo cognome, capo della mala milanese negli anni Settanta, è morto. Il decesso risale allo scorso aprile, ma se n'è avuta notizia solo adesso. Il 71enne, nato a Catania e trasferitosi presto in Brianza, viveva infatti in una località segreta del centro Italia, con un nome diverso: gestiva un negozio di alimentari.

Dopo il suo arresto nel 1984 e la condanna a 29 anni di carcere da parte della Corte d'Appello di Milano per una serie di 17 omicidi (come mandante o complice), Epaminonda aveva infatti deciso di collaborare con la giustizia: ma per sfuggire alla vendetta dei tanti che avrebbero voluto la sua morte, tra gli ex compagni di efferatezze commesse in quegli anni della "Milano noir" resa celebre dai film poliziotteschi, ha dovuto scegliere di vivere sotto copertura.

Alla morte, però, alla fine non è comunque sfuggito. Il Tebano si è spento ad aprile a causa di un tumore che lo aveva colpito da tempo. Sempre dagli atti del processo per il quale era stato citato come testimone, quello per l'omicidio del procuratore capo di Torino Bruno Caccia, si è saputo che lo scorso marzo era stato già ascoltato come teste. Un mese dopo la morte. Che mette forse la parola fine a un periodo della storia criminale di Milano di cui, dopo la morte di Francis Turatello (re delle bische di cui Epaminonda fu braccio destro, prima di prenderne il posto), resta unico testimone il solo Renato Vallanzasca.

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