Leggendo i dati odierni del bollettino diramato dalla Regione Lombardia relativo all'emergenza Coronavirus, c'è un numero in particolare che fa storcere il naso, quello riguardante i tamponi effettuati nelle ultime 24 ore. In un giorno, infatti, sono state testate solamente 3.410 persone. Un dato bassissimo, quasi irrisorio, che ha portato inevitabilmente ad un numero di nuovi casi di Covid-19 ad appena 84 unità. Ma com'è possibile che nella Regione maggiormente colpita dalla pandemia, ora riaperta al resto d'Italia, si effettuino poco più di 3.000 tamponi? Il controllo, che dovrebbe essere capillare per principio, non può ridursi a poche unità ma, anzi, dovrebbe essere garantito ad un numero mediamente alto di persone ogni giorno.
Questo sarebbe il comportamento corretto da assumere per assicurare maggiore protezione ai cittadini. Non è tollerabile che la Lombardia, che conta ad oggi 16.201 morti e 89.526 contagi, "si conceda" anche un solo giorno di abbassamento dell'attenzione in una fase 2 barra 3 che la vede sotto la lente d'ingrandimento. Più di quanto non lo fosse già prima. Specialmente quando si chiede e si ripete lo stesso livello di attenzione costante nel tempo ai propri cittadini per vivere la ribattezzata "nuova normalità". Se le istituzioni faticano, come si può pensare di tenere sotto controllo la diffusione di contagio di un virus che ha paralizzato il mondo intero? Anche perché, e chi segue i numeri dal primo giorno di pandemia lo sa bene, già i dati comunicati rappresentano un minuscolo spicchio di popolazione (al 4 di maggio non sono stati realizzati nemmeno 800.000 tamponi…), se in più devono subire delle variazioni così imponenti riducendo quasi allo zero la loro stessa importanza, allora sarebbe quasi più opportuno evitare di comunicarli. O di farli direttamente. Cosa che, leggendo i numeri di oggi, sembra già stia venendo attuata.
Eppure, tornando indietro di qualche giorno, l'assessore al Welfare della Lombardia Giulio Gallera pareva essere stato molto chiaro e severo contro i suoi critici annunciando che la capacità della Regione di analizzare i tamponi sarebbe aumentata da subito (era il 26 maggio) di 6.800 unità in più al giorno. La medesima, avrebbe poi sfondato quota 8.000 nel giro di due o tre settimane, passando quindi "dall'attuale capacità giornaliera complessiva di 15.200 tamponi a 23.850". Parole svuotate del loro significato dinnanzi al numero impietoso di 3.410 tamponi realizzati nelle ultime 24 ore. Poco più di un quinto della capacità giornaliera di cui, appena 15 giorni fa, l'assessore alla Sanità garantiva la presenza in attesa del potenziamento. Numeri che non si registrano nemmeno la domenica, quando notoriamente vengono processati meno test. Che fine hanno fatto, quindi, i restanti 11.790 tamponi?