La gente sui Navigli a Milano è un pessimo segnale, ma in Lombardia serve chiarezza sui contagi
La gente torna a passeggiare sui Navigli di Milano, complice anche il bel tempo. Lo fa all'ora dell'aperitivo (che però resta vietato), in alcuni casi senza indossare le mascherine e creando quegli assembramenti che sono vietati e dovrebbero essere assolutamente evitati, mentre si continua a fare la triste conta dei contagi e dei morti per via del Coronavirus. Le immagini di ieri sera, giovedì 7 maggio, hanno scatenato, anche giustamente, molte polemiche sui social network e non solo. In tanti hanno criticato quelle scene, chiamando in causa gli scarsi controlli da parte della polizia locale e delle forze dell'ordine e l'irresponsabilità dei diretti protagonisti, specie quelli che non indossavano nemmeno la mascherina (che in Lombardia è sempre obbligatoria, anche all'aperto) e che, come appare in alcuni casi, sono troppo vicini tra loro.
Vedere i Navigli animati (perché affollati è un'altra cosa) è certamente un brutto segnale, in questo momento. Ricorda quanto avvenuto esattamente due mesi fa: era il 7 marzo e si consumava l'atto finale di quel "Milano non si ferma" che avrebbe poi fatto sentire i propri nefasti effetti sui contagi nelle settimane successive. Vedere i Navigli animati è un brutto segnale anche perché quelle immagini arrivano alla vigilia del week end, che complice il bel tempo potrebbe portare sui Navigli ancora più gente. Vedere la gente che passeggia sui Navigli preoccupa: significa che qualcuno non ha compreso che la Fase 2 del Coronavirus non è un "liberi tutti", che le uscite dovrebbero ancora essere limitate a poche e giustificate motivazioni, che non è ancora il momento di rilassarsi e abbassare le precauzioni perché nella sola giornata di ieri in Lombardia ci sono stati 689 casi, 89 dei quali a Milano città, e 134 morti.
I cittadini sono stanchi e sfiduciati
Eppure, c'è un però, che non vuole essere affatto una giustificazione. Riguarda proprio i contagi che continuano a verificarsi in Regione, e su cui la giunta e le autorità sanitarie lombarde continuano a non dare risposte chiare. Chi sono coloro che si contagiano? Dove avvengono i contagi? Nei parchi, nelle aree all'aperto, per le strade come i Navigli oppure in ospedali, case di riposo, mezzi pubblici, luoghi di lavoro, all'interno delle famiglie? All'inizio e nel pieno dell'emergenza sanitaria non avere queste risposte poteva essere comprensibile, così come poteva ed è stato giusto dire alla gente di restare a casa, senza troppe altre spiegazioni. Ma dopo oltre due mesi di lockdown, e dopo che gradualmente si sta riaprendo tutto, non è più così. Serve chiarezza sull'andamento dei contagi, non basta più continuare a dire solamente di restare a casa. I cittadini lombardi, tutti, sono stanchi e sfiduciati: qualcuno inizia a mollare la presa. Ma la politica non può restare a guardare, e lasciare che tutto si risolva in polemiche e accuse incrociate tra cittadini sui social network. La politica deve dare loro quelle risposte che finora sono mancate.