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La Curia ai prof di religione: “Segnalateci scuole che parlano di omosessualità”. Ma poi si scusa

Dalla Curia di Milano è arrivata una lettera agli oltre 6mila docenti di religione della Diocesi ambrosiana con una richiesta precisa: segnalare, data la “vasta campagna tesa a delegittimare la differenza sessuale” in atto in alcune scuole, colleghi e progetti che nei loro istituti trattano con gli alunni temi legati all’omosessualità e all’identità di genere. Il responsabile della Curia ha dapprima precisato: “Solo un’indagine informale”. Poi con una nota sono arrivate le scuse: “Inappropriati”. Ma l’episodio ha comunque provocato reazioni e proteste delle associazioni Lgbt.
A cura di Francesco Loiacono
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La Curia di Milano ha inviato una lettera agli oltre 6mila insegnanti di religione della Diocesi ambrosiana con una richiesta ben precisa: ricevere segnalazioni dei colleghi e dei progetti che nella loro scuola trattano con gli alunni temi legati all’omosessualità e all’identità di genere. Lo segnala Repubblica, testata alla quale alcuni dei 6102 docenti hanno girato la missiva, prima messa online solo su un portale a cui accedono i professori di religione con una password. Non appena i rumors sulla possibile divulgazione al pubblico della lettera si sono moltiplicati, la missiva è sparita. Troppo tardi: alcuni docenti l'avevano infatti già stampata, rimanendo perplessi sul suo significato. Nella serata di giovedì però sono arrivate le scuse di don Gian Battista Rota, responsabile Servizio insegnamento religione Cattolica dell'Arcidiocesi di Milano: "La comunicazione mandata sabato 8 novembre agli insegnanti di religione della Diocesi di Milano da un collaboratore del servizio insegnamento religione Cattolica è formulata in modo inappropriato e di questo chiediamo scusa".

La Curia di Milano: "Segnalateci le scuole pro omosessuali"

La lettera era stata inviata dal responsabile di settore della Diocesi, don Gian Battista Rota: "Cari colleghi come sapete in tempi recenti gli alunni di alcune scuole italiane sono stati destinatari di una vasta campagna tesa a delegittimare la differenza sessuale affermando un’idea di libertà che abilita a scegliere indifferentemente il proprio genere e il proprio orientamento sessuale", si legge nel testo. "Per valutare in modo più preciso la situazione e l’effettiva diffusione dell’ideologia del “gender” vorremmo avere una percezione più precisa del numero delle scuole coinvolte, sia di quelle in cui sono state effettivamente attuate iniziative in questo senso, sia di quelle in cui sono state solo proposte". Una sorta di "censimento" delle scuole gay friendly, per dirla in parole povere, con tanto di schedatura degli istituti: "Per questo chiederemmo a tutti i docenti nelle cui scuole si è discusso di progetti di questo argomento di riportarne il nome nella seguente tabella, se possibile entro la fine della settimana", termina la missiva.

Dalla Curia hanno in un primo momento precisato che si trattava di "un'indagine informale mirata a conoscere i progetti scolastici relativi al tema della differenza di genere", e il responsabile don Rota aveva precisato che "l'iniziativa è contestualizzata nell’ambito della formazione in servizio dei docenti. La richiesta di informazioni nasce dalla preoccupazione che gli eventuali discorsi su temi così delicati e all’ordine del giorno del dibattito pubblico, vengano sempre affrontati dagli insegnanti di religione con competenza e rispetto delle posizioni di tutti". Poi, nella serata di giovedì, sono arrivate le scuse con una nota.

In tanti, comunque, si erano interrogati sul senso di una lettera che sembrava redatta per predisporre un piano per "proteggere" gli studenti esposti alla "vasta campagna tesa a delegittimare la differenza sessuale". Alcuni docenti di religione hanno addirittura deciso di ritirarsi dall’insegnamento, altri invece hanno informato le associazioni Lgbt. "È incredibile che una Diocesi di una città moderna come Milano chieda agli insegnanti di religione di segnalare le scuole in cui si parla di identità e orientamento sessuale", ha detto Maria Silvia Fiengo, editrice ed esponente del Movimento famiglie Arcobaleno.

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